Kiev: diversità di vedute nell'incontro Orban-Zelensky; il leader ungherese ha invocato una tregua

Il Presidente ucraino ha dal canto suo invitato il Premier magiaro ad unirsi agli sforzi compiuti dal proprio Paese in vista dell'organizzazione di un nuovo vertice di pace, dopo quello in Svizzera

Kiev: diversità di vedute nell'incontro Orban-Zelensky; il leader ungherese ha invocato una tregua.

Tutt'altro che isolato – se non dall'Occidente - Vladimir Putin. Nelle prossime ore sarà ad Astana, per il vertice dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shangai: che copre gran parte dell'area eurasiatica ed il 40% della popolazione globale. In programma incontri con i Presidenti di Cina e Turchia. Oggi, però, riflettori su Kiev. Si è parlato di visita a sorpresa; ma che Orban facesse tappa nella capitale ucraina, all'indomani dell'assunzione della presidenza semestrale dell'UE, era in fondo nelle cose, visto il grado di coinvolgimento dei 27 nel supporto a Kiev. Una sorta di obbligo istituzionale, insomma, per il Premier ungherese; per il resto palesemente ostile alla linea di massima pressione contro Mosca. Non un mistero – al di là di strette di mano e sorrisi di circostanza - i cattivi rapporti con Zelensky; anche per la delicata questione della minoranza magiara della Transcarpazia. Al centro del bilaterale, però, l'eventualità di un negoziato che ponga fine al conflitto. Orban ha chiesto si prenda in considerazione l'ipotesi di una tregua limitata nel tempo, per favorire le trattative. L'Ucraina - ha replicato il padrone di casa - ha bisogno di “una pace giusta”. Formula abituale, il cui sottotesto sarebbe il ritiro dell'invasore dalle zone occupate. Pura utopia, però, se si considera la realtà sul campo; con l'iniziativa in mano ai russi, e report di difficoltà – per Kiev – nel reperire truppe da inviare in prima linea. Da valutare, in un simile scenario, l'effettivo impatto delle forniture belliche. Come gli F-16 in arrivo dai Paesi Bassi, o il nuovo pacchetto di aiuti da oltre 2 miliardi annunciato dagli USA. Zelensky ha comunque chiesto all'ospite che il sostegno europeo rimanga “ad un livello sufficiente”. Parrebbe percepirsi, da queste parole, una certa preoccupazione per le evoluzioni del quadro internazionale. Oltreoceano crescono le chance di una Presidenza Trump, dopo la sconcertante prova di Biden nel duello TV e la decisione della Corte Suprema. Nel Vecchio Continente le prime avvisaglie di sommovimenti importanti già dal voto delle Europee; seguite a stretto giro dalle Politiche francesi: azzardo costato molto caro a Macron; che ha visto decimata al primo turno la maggioranza presidenziale. Oltre 200, infine – in vista del ballottaggio di domenica -, le desistenze per arginare la destra lepenista. Che punta alla maggioranza assoluta, e già parla di “colpo di stato amministrativo”, riferendosi ad un'ondata di nomine che l'Eliseo sarebbe in procinto di effettuare. Accuse pesanti; biasimate da Macron, con l'invito alla leader del Rassemblement National a dar prova di “misura”.

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