Kiev: Zelensky sollecita la NATO ad invitare l'Ucraina all'interno dell'Alleanza

Oggi la visita di Stoltenberg nella Capitale. Tensioni, intanto, sulla questione delle esportazioni di cereali

Le resistenze ai flussi di grano ucraino stanno producendo un effetto domino nei Paesi dell'Europa centro-orientale. Governi – ad eccezione di quello ungherese – fortemente ostili a Mosca; ma evidentemente poco disposti a sacrificare quote di quel relativo benessere faticosamente conquistato negli anni. Oggi è stata la volta della Romania, che ha chiesto a Kiev soluzioni per limitare l'export di cereali. La Commissione UE – al lavoro su soluzioni concordate - ribadisce il proprio “no” a fughe in avanti; sostenendo come sia la Russia a trarre vantaggio da simili tensioni. Che unite alla strisciante stanchezza, per un conflitto di cui non si vede la fine, potrebbero forse incidere sulla compattezza del fronte occidentale. E' quanto auspica il Cremlino; ha però masticato amaro, oggi, per la visita di Stoltenberg a Kiev. “Il posto dell'Ucraina è nella Nato”, ha dichiarato il Segretario Generale. Zelensky ha colto la palla al balzo, sollecitando un “invito” all'interno dell'Alleanza. Ma su una eventuale “road map”, stando a recenti indiscrezioni, non mancherebbero opposizioni di peso; sia nel Vecchio Continente che Oltreoceano. Anche per il rischio di un catastrofico conflitto diretto con la Russia. Peskov è stato chiaro, oggi, nel definire un'eventuale adesione “una minaccia seria e sostanziale” alla sicurezza della Federazione. Domani, a Ramstein, la riunione del Gruppo di contatto. Sul tavolo, con ogni probabilità, la preparazione dell'annunciata controffensiva ucraina. Possibile punto di svolta della guerra, qualunque sia l'esito. Entrambi gli schieramenti paiono esserne consapevoli; da qui il senso d'attesa lungo la linea del fuoco. Con l'eccezione però di Bakhmut, dove prosegue la lenta e sanguinosa avanzata russa. Truppe aviotrasportate, a protezione dei fianchi; urto frontale affidato sempre al Gruppo Wagner. Protagonista – come longa manus delle strategie geopolitiche del Cremlino - anche in scenari lontani: dal Medio Oriente all'Africa. Prigozhin smentisce tuttavia il coinvolgimento dei suoi contractor nel conflitto in corso in Sudan. Ormai una guerra civile, dopo il tentato golpe; con esercito e paramilitari a contendersi il potere. A farne le spese i civili; le vittime si contano ormai a centinaia. Velleitarie le tregue; i media parlano di intensi scontri in corso nel pressi del palazzo presidenziale di Khartoum. Il Pentagono avrebbe inviato un nuovo contingente militare a protezione dell'Ambasciata statunitense.

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