ESTERI

Kosovo, feriti 14 militari italiani della KFOR in scontri coi serbi

La popolazione contesta l'elezione dei nuovi sindaci di etnia albanese dopo la bassissima affluenza alle urne

Kosovo, feriti 14 militari italiani della KFOR in scontri coi serbi.

Le nuove tensioni nel nord del Kosovo rischiano di far precipitare la situazione nel cuore dei Balcani, con la contrapposizione etnica che ieri ha registrato un'escalation preoccupante. Quarantuno militari della missione a guida NATO KFOR, tra cui 14 italiani, sono rimasti feriti nei gravi scontri con dimostranti serbi a Zvecan, nel nord del Kosovo. Tre i militari italiani del nono Reggimento alpini L'Aquila che hanno riportato ferite serie, ma non sono in pericolo di vita: avrebbero riportato ustioni e fratture. I militari della KFOR erano intervenuti per disperdere i circa 300 dimostranti serbi che nella protesta si erano seduti davanti al Municipio per contestare il nuovo sindaco di etnia albanese e impedirgli di insediarsi.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso "solidarietà ai militari della missione KFOR rimasti feriti in Kosovo". Immediate la solidarietà e la partecipazione giunte dalla premier Giorgia Meloni, che ha condannato l'attacco come "inaccettabile e irresponsabile", avvertendo che non saranno tollerate altre azioni del genere. Il comandante della missione Kfor, il generale italiano Angelo Michele Ristuccia, esprimendo la sua solidarietà ai militari feriti, ha fatto sapere di seguire in prima persona l'evolversi della situazione e assicurato che il contingente Nato resta "imparziale".

Intanto il presidente serbo Vucic ha accusato la KFOR di non aver difeso la popolazione serba che contesta l'elezione dei nuovi sindaci di etnia albanese avvenuta nel voto locale del 23 aprile scorso, una consultazione boicottata dai serbi e la cui legittimità viene contestata anche da Belgrado per via dell'affluenza alle urne estremamente bassa, poco più del 3%. È inammissibile, sostengono i serbi, che sindaci in rappresentanza del 2% della popolazione governino città i cui abitanti sono al 98% di etnia serba. La dirigenza di Pristina - la presidente Vjosa Osmani e il premier Albin Kurti -, sottolineando la regolarità del voto del 23 aprile, puntano il dito contro Belgrado e le strutture illegali che mantiene nel nord del Kosovo. Strutture, sostengono, che si sarebbero trasformate in bande criminali che attaccano la polizia kosovara, i militari KFOR e i giornalisti, e alle quali addossano l'intera responsabilità delle violenze e della persistente instabilità al nord.

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