
Il partito 'Vetevendosje' (Autodeterminazione, sinistra nazionalista) del premier Albin Kurti ha vinto le elezioni parlamentari in Kosovo, ma con un risultato molto al di sotto delle aspettative, e ben distante dal 50% e oltre conquistato nelle legislative del 2021. Intorno al 41% in questa tornata che non consente di governare da soli come avvenuto negli ultimi anni, contando sull'appoggio di piccole formazioni espressioni di minoranze (bosniaci, egiziani, rom). Alle spalle di 'Vetevendosje' le principali forze di opposizione, tutte di destra o centrodestra: PDK, LDK, la coalizione Alleanza per il futuro del Kosovo (Aak), mentre nel campo della popolazione serba locale, si è conferma Srpska Lista (SL) legato a doppio filo a Belgrado e al presidente serbo Aleksandar Vucic, che si è aggiudicato tutti i dieci seggi che spettano per legge ai serbi locali. Bassa l'affluenza, poco sopra il 40%, in netto calo rispetto a quattro anni fa, ma operazioni di voto regolari, come conferma Gerardo Giovagnoli, a Pristina come commissario per il monitoraggio elettorale per conto del Bureau dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa. Verifiche da parte del Consigliere sammarinese in 15 seggi.
"L'organizzazione è stata buona, nessun incidente è accaduto, - fa sapere - nessuna particolare difformità rispetto alle regole, ci sono sempre dei meccanismi da affinare, ma non è questo il punto reale di un'elezione che ha avuto una campagna elettorale invece con alti scontri, con diffuse denunce di uso di parole d'odio, e questo succede perché? Succede in quanto qua la storia è sempre presente - sottolinea Giovagnoli - perché è incarnata da diversi popoli, ognuno dei quali ha una sua sensibilità e appunto una sua memoria di quello che è successo non tanto tempo fa. Questo paese è molto migliorato, bisogna dire che ha fatto dei passi in avanti, ecco adesso però non bisogna fermarsi, il messaggio di questa campagna elettorale è stato giocato sui temi nazionalisti, questo è un grande rischio, sta accadendo in diversi luoghi in Europa, ma qui avrebbe, credo, un effetto diverso, perché quello che è successo 30 anni fa è ancora molto presente nella memoria delle persone, ovvero soprattutto la guerra tra la parte serba e la parte kosovara, speriamo - conclude - che questi semi ancora di odio, che non si sono spenti del tutto, non abbiano di nuovo il sopravvento, il Consiglio d'Europa è qua anche per questo".
Nel video il contributo di Gerardo Giovagnoli, Commissario Missione di Monitoraggio Elettorale APCE