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Kosovo: si attenuano le tensioni, nelle zone dei nord, dopo ore drammatiche

Sfiorata l'escalation militare tra Belgrado e Pristina, dopo il varo di una misura amministrativa - da parte delle autorità kosovare – che impatta sulla popolazione di origine serba. Disposto poi un rinvio

1 ago 2022

Si è davvero temuto il peggio, ieri sera, nel nord del Kosovo. All'origine di tutto una controversa misura varata da Pristina: il divieto di utilizzo – a partire da oggi - di documenti d'identità e targhe rilasciate da Belgrado. Durissima la reazione della popolazione di origine serba: proteste di massa, strade bloccate, barricate. Le autorità kosovare avrebbero risposto con l'invio di polizia e forze speciali; e la chiusura di 2 valichi di confine. La situazione era sembrata precipitare quando Belgrado aveva rinforzato i propri dispositivi militari lungo le frontiere di quella che considera ancora una propria provincia.

Ore drammatiche, come testimoniato da un intervento televisivo del Presidente serbo Vucic. Tutto ciò mentre la missione a guida NATO KFOR – che vede la presenza di un robusto contingente italiano – lanciava un appello al dialogo; dichiarandosi comunque pronta ad intervenire per “mantenere la stabilità”. Tensioni che si sono poi stemperate con la decisione del Governo di Pristina di rinviare di un mese i divieti. Dall'Unione Europea un invito alla calma, e ad evitare azioni unilaterali. Dal Cremlino invece un appello affinché siano rispettati i diritti dei serbi del Kosovo. In questi mesi Mosca aveva ripetutamente citato la vicenda kosovara come esempio di un “doppio standard” occidentale, sul tema della sovranità, con riferimento alla crisi ucraina. Dove dal porto di Odessa è finalmente salpata la prima nave carica di grano, diretta a quanto pare in Libano.

Per oggi non sarebbero previste altre partenze. Particolarmente assertiva, su questo dossier, la Turchia; che auspica ora anche lo sblocco dell'export di cereali russi. Il Ministro agli esteri Cavusoglu ha poi espresso la speranza che l'accordo di Istanbul “possa portare al cessate il fuoco e a una pace duratura”. Ma al momento non sembrano esservi le condizioni, con le autorità di Kiev che continuano ad annunciare una imminente controffensiva di ampio respiro nell'oblast di Kherson, mentre i russi avanzano ancora nel Donetsk, ma con la consueta lentezza. Ad incidere gli strike ucraini sulla logistica militare, effettuati con i sistemi d'arma ricevuti dall'Occidente. Il Ministero della Difesa russo parla tuttavia della distruzione a Kharkiv di due lanciarazzi multipli Himars. Notizia non ancora confermata, tuttavia, da fonti indipendenti.





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