New York - Le grandi crisi del nostro tempo. Da quella climatica, a quella energetica, dall'uscita definitiva dalla pandemia, alla crisi alimentare, alle migrazioni. Si è parlato di tutto questo, ma è stata soprattutto la crisi Ucraina il tema dominante della settimana delle Nazioni Unite. Al Palazzo di Vetro di New York, dove i capi di Stato e di governo di tutto il mondo sono intervenuti alla 77esima Assemblea generale dell'Onu, l'attenzione si è concentrata su quanto sta avvenendo e potrebbe avvenire in Ucraina, alla luce delle inquietanti minacce nucleari lanciate da Vladimir Putin.
Il fronte occidentale ha ribadito con forza la condanna dell'invasione russa e l'impegno al fianco di Kiev. Dal presidente americano Joe Biden, al premier italiano Draghi, alla premier britannica Truss, i leader dei Paesi Nato ed europei hanno denunciato la violazione da parte della Russia dei principi della Carta dell'Onu e condannato l'ultima mossa di Mosca: i referendum-farsa nel Donbass e nelle altre aree occupate, per annettersi porzioni del territorio ucraino, come già avvenuto con la Crimea.
Durissimo l'intervento video registrato del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha chiesto all'Onu di punire i crimini russi, anche con l'istituzione di un tribunale speciale e la revoca del diritto di veto di cui Mosca dispone nel Consiglio di sicurezza. Alla condanna della comunità internazionale ha risposto, proprio in Consiglio di sicurezza, il ministro degli Esteri russo Lavrov, con un intervento nel quale ha rilanciato la falsa narrativa di Mosca sulle cause della guerra e di fatto confermato le nuove minacce lanciate da Putin. La prospettiva di un possibile negoziato di pace appare al momento più lontana che mai.
La corrispondenza da Washington di Marco Liconti (LA PRESSE)