Le forze di Kiev entrano a Kherson. Mosca annuncia il completamento del ritiro oltre il Dnipro
Secondo vari analisti potrebbe aprirsi ora una finestra negoziale. Ma Kiev pare determinata a massimizzare il momento favorevole sui campi di battaglia
Ciò che conta davvero - in questa fase - è il non detto, i colloqui sotterranei, i segnali, che trapelano dalla stampa statunitense. Come i droni negati a Kiev; o le dichiarazioni del Capo di Stato Maggiore Mark Milley, ad avviso del quale la vittoria militare non sarebbe possibile né per la Russia né per l'Ucraina. L'impressione insomma è che il ritiro da Kherson sia la spia dell'apertura di una finestra negoziale; quantomeno per un congelamento del conflitto, sul modello coreano. E ciò al netto delle dichiarazioni di prammatica di Biden: la guerra – ha ripetuto - “non finirà finché Putin non lascerà il Paese”; mentre il Cremlino ufficialmente insiste sulla necessità di raggiungere i propri obiettivi.
Ma le condizioni per una trattativa sull'asse Mosca-Washington paiono favorevoli; anche perché è un dato di fatto, ormai, la cesura delle interazioni politiche ed energetiche russo-europee, così come il notevole ridimensionamento della potenza euroasiatica. Obiettivi strategici, per l'America; raggiunti per di più senza un coinvolgimento diretto. E fa riflettere l'inatteso atteggiamento “comprensivo” - di fronte all'abbandono senza combattere della testa di ponte oltre il Dnipro – mostrato dagli esponenti del “partito della guerra” russo: i vari Kadyrov e Prigozhin. Come se vi fosse consapevolezza di un rischio concreto di collasso del fronte interno.
Rispetto a queste aperture; e alle pressioni più o meno velate di parte dell'establishment statunitense, ci si interroga sui prossimi passi di Kiev. Perché da un punto di vista politico potrebbe rivelarsi letale, per Zelensky, fermarsi ora; con le truppe ucraine entrate nella città di Kherson, ed un'opinione pubblica galvanizzata da questo nuovo successo, e determinata a non fare sconti all'invasore. Il timore è che possa riorganizzarsi. Il Ministero della Difesa russo ha annunciato l'avvenuto trasferimento sulla sponda orientale del Dnipro di oltre 30.000 soldati; senza perdite di armi ed equipaggiamento. Propaganda, forse; ma è chiaro l'intento di cristallizzare il fronte sud, per impiegare queste forze su altre direttrici – in primis il Donbass -, in attesa del pieno dispiegamento dei riservisti mobilitati. E' il “piano B” di Mosca, qualora non vadano in porto eventuali trattative, magari al G20: guadagnare tempo, attendere l'inverno, puntando ad un ribaltamento, in prospettiva, dell'inerzia del conflitto.
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