L'unica certezza, al momento, è la decisione dei vertici di Unifil di non abbandonare la linea di interposizione; rispondendo picche, dunque, alla richiesta di Israele di ricollocare i caschi blu ONU, con l'avvio dell'operazione di terra.
Per il resto nebbia di guerra riguardo la situazione sul campo nel sud del Libano. Le IDF hanno rivendicato l'uccisione di più di 400 militanti di Hezbollah, dall'inizio di quella che è di fatto un'invasione. E se certamente i raid aerei stanno falcidiando le posizioni del “Partito di Dio”; diverso pare invece l'impatto degli scontri ravvicinati sul terreno. In questo caso anche le truppe dello Stato Ebraico starebbero pagando pegno. Un problema, per i vertici delle forze armate; determinati a ristabilire con ogni mezzo il principio di deterrenza.
Da qui, evidentemente, una tendenza a minimizzare eventuali colpi subiti. Come in occasione del massiccio barrage missilistico iraniano dei giorni scorsi. Che a dispetto di quanto riferito inizialmente, avrebbe provocato danni significativi ad infrastrutture militari; dimostrando come Teheran, sul piano bellico, sia tutt'altro che una tigre di carta. Da qui i toni massimalisti di ieri di Khamenei. Secondo i media israeliani l'esercito sarebbe ora impegnato nella pianificazione di una risposta “forte e significativa” all'attacco. C'era chi aveva paventato strike su impianti atomici della Repubblica Islamica, o giacimenti petroliferi. Feedback negativi, dall'Amministrazione Biden.
Tema peraltro ormai al centro della corsa alla Casa Bianca; con Trump, dall'altra parte, a spingere per un sostegno “senza se e senza ma” al Governo Netanyahu. E favorevole anche all'opzione più estrema: colpire i siti nucleari.
Nel frattempo Tsahal continua nell'opera di demolizione delle catene di comando degli agenti per procura iraniani nella regione. In un attacco dal cielo nel nord del Libano sarebbe stato ucciso l'attuale leader del braccio armato di Hamas, insieme a membri della sua famiglia. Resta un giallo, poi, la sorte di Hashem Saffiedine: erede di Nasrallah alla guida di Hezbollah. Stando a media sauditi avrebbe perso la vita in uno degli innumerevoli raid su Beirut; ancora nessuna conferma, però, dallo Stato Ebraico. Sarebbe vivo, invece – secondo il New York Times – Yahya Sinwar; e starebbe ancora prendendo “decisioni cruciali” all'interno di ciò che resta di Gaza.