Macron negli Usa: Ucraina al centro dei colloqui
La corrispondenza da Washington di Marco Liconti (LA PRESSE)
Washington - E' stata la guerra in Ucraina, ancora una volta, il tema dominante della settimana che si sta concludendo a Washington. Il conflitto è stato al centro dei colloqui tra Joe Biden e Emmanuel Macron, in occasione della visita di Stato del presidente francese, la prima ospitata dall'attuale Amministrazione. Gli aiuti a Kiev, i continui bombardamenti russi contro le città ucraine e le infrastrutture civili, ma anche la prospettiva di una soluzione negoziale della guerra, hanno avuto la meglio sulla pur fitta agenda bilaterale di Stati Uniti e Francia.
Macron, giunto a Washington come capofila degli alleati del G7 e dell'Unione europea, è apparso in sintonia con Biden, pur essendo stato in questi mesi il più attivo, tra i leader occidentali, nella ricerca di un dialogo con Mosca. Nessuno sta spingendo l'Ucraina ad accettare "compromessi inaccettabili", ha detto il presidente francese nella conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca, dopo che Washington e Parigi, in una dichiarazione congiunta, avevano ribadito il "continuo sostegno alla difesa della sovranità e dell'integrità territoriale ucraina, per tutto il tempo che sarà necessario".
"C'è un solo modo perché la guerra finisca, ed è che Putin si ritiri, ma non vuole farlo", ha detto il presidente Biden, che ha riferito di non avere "piani immediati" per incontrare Vladimir Putin. "Sono pronto a parlare con lui se c'è un interesse da parte sua a mettere fine alla guerra", ha detto Biden. Aggiungendo che da parte del presidente russo non ci sono segnali in questo senso.
Nel frattempo, mentre Biden e Macron discutevano alla Casa Bianca, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov accusava la Nato di essere parte attiva nel conflitto. Eventuali spiragli per un negoziato verranno nuovamente discussi a Parigi, il 13 dicembre, nella conferenza internazionale dedicata alla ricostruzione dell'Ucraina. Nel frattempo, le diplomazie continuano a lavorare dietro le quinte, ma le dichiarazioni pubbliche dei leader sembrano escludere una soluzione a breve della guerra.
La corrispondenza da Washington di Marco Liconti (LA PRESSE)
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