Mar Rosso: houthi sfidano moniti USA e annunciano nuovi attacchi al traffico marittimo
In vista pesanti ripercussioni sui commerci. Si attendono intanto sviluppi diplomatici riguardo il conflitto a Gaza
Quasi non fa più notizia il continuo aggravarsi del bilancio delle vittime a Gaza, tanto sono intense le operazioni militari. L'obiettivo tattico di Tsahal pare quello di suddividere l'exclave in una serie di sacche; destrutturando la rete di tunnel e tagliando i canali di approvvigionamento delle milizie. Rivendicata oggi l'eliminazione di uno dei maggiori finanziatori di Hamas. Fondamentale, per lo Stato Ebraico, ripristinare il principio di dissuasione dopo lo choc del 7 Ottobre. E ciò al netto delle pressioni di Washington; alle prese con una duplice esigenza: garantire appoggio all'Alleato, ed evitare un'escalation su scala regionale dalle conseguenze imprevedibili.
Come testimoniato da quanto sta accadendo nel Mar Rosso; dove si susseguono gli attacchi degli Houthi yemeniti al traffico verso il canale di Suez. Sciami di droni, lanci di missili, veri e propri assalti. A farne le spese una decina di navi cargo; segnalato un episodio anche in mattinata. Offensiva – quella delle milizie filo-iraniane - dalle ricadute potenzialmente catastrofiche per la catena di approvvigionamento globale, specie dell'area mediterranea. Prezzi di alcune materie prime già segnalati in aumento. L'alternativa è infatti la circumnavigazione dell'Africa, ovvero 3.000 miglia nautiche e 2 settimane di viaggio in più.
E' la scelta annunciata da alcuni colossi della logistica, con l'intento forse di fare pressione sugli Stati Uniti, per una maggiore protezione. La risposta era arrivata nelle scorse ore dal Capo del Pentagono Austin; con l'annuncio di una coalizione marittima di 10 nazioni, inclusa l'Italia. “Le nostre operazioni non si fermeranno”, hanno replicato gli Houthi; ribadendo come l'obiettivo siano le navi dirette in Israele, come risposta a quella che è definita l'”ingiusta guerra aggressiva contro la Palestina”. Teheran, dal canto suo – temendo evidentemente una rappresaglia occidentale - ha sottolineato come il gruppo yemenita agisca “in modo indipendente”. Resta Gaza, dunque, l'epicentro delle tensioni. Diplomazie in fermento. Atteso, al Consiglio di Sicurezza ONU, il voto su una bozza di risoluzione sostenuta da Paesi arabi. Stando al Guardian l'obiettivo sarebbe quello di tenere conto dell'apertura statunitense ad una pausa umanitaria, anziché puntare su una formulazione che faccia riferimento alla “cessazione delle ostilità”.
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