Superata la soglia psicologica dei 100 giorni di guerra, per lo Stato Ebraico parrebbe aprirsi un nuovo fronte; insidioso, imprevedibile. Cittadini inermi, oggi, nel mirino, nella città israeliana di Ra'anana: auto lanciate contro la folla; assalti al coltello. Bilancio un'anziana morta e almeno 17 feriti. Arrestato uno dei presunti autori degli attacchi: un palestinese di Hebron; dove nelle stesse ore infuriavano scontri con Tsahal. A terra sarebbero rimasti un 22enne ed una donna, colpita alla testa da un proiettile.
Spirale di violenza, di rancore, che pare alimentarsi in modo potenzialmente incontrollabile in Cisgiordania. Se a ciò si somma la minaccia del terrorismo interno, per l'esercito israeliano la coperta potrebbe rivelarsi troppo corta; con il grosso delle truppe schierate al confine con il Libano e soprattutto a Gaza, dove il conflitto si sta cronicizzando.
Hamas dal canto suo gioca una partita spregiudicata sul piano comunicativo, facendo leva sugli ostaggi: nervo scoperto per il Governo Netanyahu. A sua volta sotto pressione, a livello internazionale, per la durezza dell'azione nella Striscia; dove è stato aggiornato a 24.100, il bilancio delle vittime. Numeri privi di conferme, ma così elevati da fare ormai dimenticare – nelle cronache – l'innesco della crisi: i massacri di Hamas del 7 ottobre; che hanno finito per destabilizzare l'intero Medio Oriente.
Loop di attacchi e rappresaglie nel Mar Rosso; con gli houthi – a quanto pare - per nulla intimiditi dagli strike anglo-americani dei giorni scorsi sulle proprie posizioni nello Yemen. Un mercantile di proprietà americana, che stava navigando a sud-est di Aden, è stato centrato oggi da un missile balistico antinave; fortunatamente nessun ferito. Attacco che fa seguito a quello di ieri, contro un cacciatorpediniere statunitense; l'ordigno – in quel caso - era stato abbattuto da velivoli militari.
La replica pare non si sia fatta attendere, visti i report di esplosioni nei pressi dell'aeroporto di Hodeida, controllato dalle milizie filo-iraniane. Che ai moniti di Londra e Washington rispondono con una propaganda fiammeggiante. “Lo Yemen si trasformerà nel cimitero degli americani”, ha tuonato uno dei leader di Ansar Allah. Il risultato è una semi-impraticabilità della strategica rotta verso Suez: di fatto zona di guerra. Da qui la decisione del Qatar di sospendere il transito - attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb - delle navi che trasportano gas naturale liquefatto verso l'Europa.