Medio Oriente: dopo il cessate il fuoco tornano a salire le tensioni al confine israelo-libanese

I vertici dello Stato Ebraico annunciano una “dura risposta” dopo un attacco di Hezbollah contro una posizione delle IDF

Che si trattasse di una tregua fragile, armata, era cosa nota. Segnali inquietanti al confine israelo-libanese; e minacce di rappresaglia. Due razzi sarebbero stati lanciati oggi da Hezbollah oltre la linea di demarcazione. “Un primo avvertimento” - ha rimarcato il “Partito di Dio” -; definendolo una risposta ad attacchi compiuti dallo Stato Ebraico, quando le armi avrebbero dovuto invece tacere. Azioni del resto apertamente rivendicate dalle IDF, che hanno denunciato violazioni degli accordi. Lo stesso esercito libanese ha segnalato come un bulldozer militare sia stato preso di mira da un drone israeliano, nei pressi della frontiera con la Siria. Attuale epicentro della tensioni mediorientali, dopo l'offensiva a sorpresa jiadista che aveva colto l'esercito di Damasco totalmente impreparato; con la conseguente caduta di Aleppo.

Confuse, le news dai campi di battaglia; seppure paia forse superata la fase di massima crisi per i regolari, che sarebbero riusciti ad arrestare – ad Hama - l'avanzata delle formazioni guidate da Hayat Tahrir al Sham: gemmazione di al Qaida. Nel frattempo starebbero affluendo dall'Iraq milizie filo-iraniane. Potenti interessi geopolitici collidono sul territorio siriano: dilaniato da anni di guerra civile. Teheran continua a puntare il dito contro Stati Uniti ed Israele; al contempo il Ministro degli Esteri propone un nuovo incontro con gli omologhi di Turchia e Russia. Senonché quest'ultima – oltre al supporto aereo, dove possibile – non sembra poter offrire altro a Damasco.

Essendo completamente assorbita dal conflitto con l'Ucraina. Sul campo l'iniziativa è ormai da tempo in mano a Mosca; con un'avanzata – nel Donbass – a ritmi inusitati, se si considera la storia di questa guerra. Dall'altra parte Kiev può far valere – non si sa per quanto - la propria presenza in ciò che resta del saliente di Kursk, ad un eventuale tavolo delle trattative. Apparentemente abbandonata da Zelensky l'idea di recuperare manu militari tutti i territori perduti. “Dobbiamo trovare soluzioni diplomatiche”, ha dichiarato. Ma una delle precondizioni è l'invito ad entrare nella NATO. E qui la doccia fredda.

Sul punto – ha rivelato un'alta fonte diplomatica - non ci sarà “nessun accordo” alla ministeriale Esteri dell'Alleanza. Decisiva sarà piuttosto la posizione di Washington; con il maggiore “sponsor” della causa ucraina – Joe Biden – sul piede di partenza; e al centro inoltre di aspre polemiche dopo la decisione di graziare il proprio figlio Hunter, rimangiandosi le promesse fatte in precedenza. Donald Trump, ironicamente, ha chiesto se l'atto di clemenza riguardi anche “coloro che hanno partecipato all'assalto a Capitol Hill”.

[Banner_Google_ADS]

I più letti della settimana:

Questo sito fa uso di cookie, anche di terze parti, necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella privacy e cookie policy.
Per maggiori dettagli o negare il consenso a tutti o alcuni cookie consulta la nostra privacy & cookie policy