Medio Oriente: Israele rafforza il dispiegamento di truppe. Timori di escalation in Libano

Dura risposta di Tsahal ai lanci di razzi. Due israeliane uccise in attacco terroristico in Cisgiordania

Medio Oriente: Israele rafforza il dispiegamento di truppe. Timori di escalation in Libano.

Un loop di attacchi e rappresaglie, sta incendiando il Medio Oriente. C'è chi paventa scenari cupi, facendo parallelismi con il conflitto in Libano del 2006. Di certo le irruzioni delle forze di sicurezza israeliane nella moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme, hanno innescato una situazione grave. Ad esasperare tensioni già oltre il livello di guardia, l'attentato terroristico in Cisgiordania, che ha provocato la morte di due israeliane. Escalation che pare stia compattando il quadro politico dello Stato Ebraico, dopo le recenti fibrillazioni. Chi criticava Netanyahu, come Lapid e Gantz, ha sottolineato come non vi sia distinzione fra Governo ed Opposizione quando si tratta di sicurezza. Ed è dura la risposta di Israele ai ripetuti barrage di razzi attribuiti ad Hamas. Richiamati i riservisti. Segnalati a Gaza raid su tunnel e siti del gruppo armato palestinese. E soprattutto bombardamenti nel sud del Libano, da dove erano piovuti ordigni sulla Galilea. E' ciò che fa temere il passaggio da scontri, pur violenti; al livello successivo.

Libano e Israele “non vogliono una guerra”, assicura la Forza di interposizione ONU, cui partecipa anche l'Italia. Ma è chiaro che la discesa in campo di Hezbollah potrebbe far precipitare la situazione; “l'asse della resistenza rimane vigile”, si limitano al momento a dire i vertici dell'organizzazione filo-iraniana. Possibile che su queste dinamiche incida il recente disgelo tra Teheran e Riad mediato dalla Cina. L'altra potenza regionale è la Turchia, che in questa contingenza sembra irrigidire la propria postura verso lo Stato Ebraico. Oggi l'incontro tra Cavusoglu e Lavrov, che ha auspicato un cessate il fuoco. Ciò che proprio pare escluso in Ucraina; dove in attesa dell'annunciata controffensiva delle forze di Kiev, l'epicentro degli scontri resta Bakhmut, dove si combatte tra le macerie. Stando ad alcune fonti il 70% della città sarebbe ormai sotto controllo russo. In dubbio in queste ore anche l'unico risultato fino ad ora ottenuto dalla diplomazia. Mosca ha infatti parlato di un possibile abbandono dell'accordo sul grano, se non sarà garantito il flusso anche dei propri prodotti. Non è l'unico problema: le massicce importazioni di cereali ucraini nei Paesi dell'Europa centro-orientale, pare stiano impattando sul settore agricolo. Proteste in Bulgaria e Romania. Varsavia si è mossa in autonomia, concordando con Kiev la sospensione dell'export. In costante deterioramento, infine, i rapporti russo-americani. Formalizzata l'incriminazione per spionaggio del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, che ha negato le accuse.

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