“Lo spettro della morte incombe su Gaza”. Parole del rappresentante per gli Affari umanitari dell'ONU, Martin Griffiths; che ha definito “insostenibile” la situazione nella Striscia, dopo l'assedio di Tsahal, il conseguente taglio delle forniture, ed i continui raid aerei. Il bilancio provvisorio delle autorità dell'enclave parla di 2.750 vittime. Mentre le Nazioni Unite ricordano come vada esaurendosi l'autonomia elettrica degli ospedali, e addirittura non vi siano abbastanza sacchi per i morti.
Rimasti uccisi anche 14 membri dello staff dell'Agenzia per i rifugiati palestinesi; le cui strutture sarebbero ormai prossime al collasso, visto l'elevatissimo numero di sfollati: quasi la metà della popolazione, a quanto pare. Al momento lo Stato Ebraico esclude un cessate il fuoco; e sarebbero in stallo anche le trattative per l'apertura del valico di Rafah: per consentire l'uscita di stranieri e palestinesi con doppia nazionalità; e soprattutto fare affluire aiuti umanitari a Gaza.
Dove gli ostaggi nelle mani di Hamas sono 199, fa sapere l'Esercito israeliano. Che ancora tuttavia parrebbe temporeggiare, viste le incognite di un'operazione di terra di ampia portata nella giungla urbana di Gaza City: proprio lo scenario cui prevedibilmente i gruppi armati palestinesi si stanno preparando da tempo. E' stato lo stesso Presidente Biden, del resto, a rimarcare come a suo avviso un'eventuale occupazione della Striscia sia “un grosso errore”. E pur ribadendo la necessità di eliminare Hamas, ha sollecitato un “percorso verso uno Stato Palestinese”.
Non un dettaglio la seconda visita di Blinken – nell'arco di pochi giorni – nel Paese alleato. Vi è evidentemente consapevolezza delle possibili ricadute internazionali derivanti dalla gestione della crisi. Con il mondo islamico in subbuglio; e sempre più manifestazioni pro-Palestina in Europa e negli stessi Stati Uniti. Per non parlare poi del rischio di un catastrofico allargamento del conflitto. Già caldissima la situazione alla frontiera con il Libano, con vari scontri a fuoco che hanno provocato vittime da una parte e dall'altra. Tsahal reagisce all'assertività di Hezbollah paventando una “reazione micidiale”. Al contempo è stato deciso di evacuare la popolazione che risiede a ridosso del confine.