Nagorno-Karabakh: escalation in atto. Nel mirino anche i centri abitati
Armenia ed Azerbaigian si stanno confrontando duramente nella regione contesa. Dopo i bombardamenti su Stepanakert l'attacco alla città azera di Ganja
La tanto temuta escalation è ormai un dato di fatto. Perché nelle ultime ore i bombardamenti non hanno colpito esclusivamente avamposti, blindati, e depositi munizioni lungo la cosiddetta linea di contatto, ma anche centri abitati a decine di chilometri di distanza. Vittime e feriti, fra la popolazione civile, a Stepanakert - capitale dell'autoproclamata Repubblica dell'Artsakh, a maggioranza etnica armena – ripetutamente bersagliata, in questi giorni, dalle forze azere. Alcune aree residenziali sarebbero state devastante, inducendo molti abitanti a fuggire. La rappresaglia non si è fatta attendere; ieri alcuni missili hanno colpito Ganja: seconda città dell'Azerbaijan. Attacco rivendicato dalle autorità separatiste, che hanno affermato di aver distrutto l'aeroporto militare dal quale partivano i raid sul Nagorno-Karabakh. Di diverso avviso il ministero della difesa azero, secondo il quale gli ordigni sarebbero stati lanciati dalla regione armena di Berd. “Una chiara provocazione” –è stato detto – che “espande la zona delle ostilità”. Dichiarazioni, insomma, che lascerebbero intendere un via libera a futuri attacchi non solo nella regione contesa, ma anche nella stessa Armenia. Se ciò avvenisse le conseguenze sarebbero imprevedibili, perché Yerevan è membro del CSTO: l'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, con sede a Mosca. E in caso di attacco non sarebbe teoricamente escluso un intervento della Federazione Russa a sostegno dell'alleato.
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Il Cremlino, fino ad ora, ha sostenuto piuttosto la linea del cessate il fuoco, visti anche i buoni rapporti e i legami economici con l'Azerbaigian. Il rischio sarebbe inoltre quello di entrare in rotta di collisione con un Paese NATO come la Turchia, che pur negando fino ad ora le accuse di un supporto militare diretto a Baku, ha assicurato il proprio appoggio in caso di esplicita richiesta delle autorità azere. E mentre negli Stati Uniti i membri della diaspora armena scendono nelle strade, per supportare i propri compatrioti; nelle montagne del Nagorno-Karabakh si continua a combattere, con il martellamento continuo dei droni da combattimento azeri sulle forze indipendentiste, che rispondono con micidiali imboscate. Secondo fonti turche, comunque, le forze di Baku avrebbero riconquistato 22 centri abitati.