Come troppo spesso accade, in guerra, sono i civili a pagare il prezzo più alto. E i continui bombardamenti nella regione autonomista del Nagorno-Karabakh, avrebbero indotto addirittura metà della popolazione a fuggire, per rifugiarsi nella vicina Armenia. Fra le 70 e le 75.000 persone – ha affermato il responsabile diritti umani dell'autoproclamata Repubblica dell'Artsakh – hanno dovuto lasciare le proprie case. Particolarmente critica la situazione a Stepanakert, bersagliata da giorni. Sarebbero 280, invece, i soldati separatisti caduti nel corso degli scontri con le forze azere; che sostenute dal martellamento continuo dei droni da combattimento, starebbero avanzando in particolare a sud, lungo il confine con l'Iran, subendo tuttavia perdite, affermano fonti armene.
Situazione che inevitabilmente preoccupa Teheran. Il Presidente Rohani ha lanciato allora un appello, affinché il conflitto non diventi “una guerra regionale”. “Chi getta benzina sul fuoco – ha avvertito – deve stare attento”. Un riferimento chiaro alla Turchia, stretta alleata di Baku. “Non permetteremo – ha aggiunto il Presidente iraniano - che alcuni trasferiscano vicino ai nostri confini settentrionali dei terroristi dalla Siria, che abbiamo sconfitto anni fa”. Ankara, dal canto suo, aveva denunciato un presunto impiego di combattenti curdi da parte di Yerevan.