Offensiva turca: accordo fra Damasco e curdi per fronteggiare truppe e milizie di Ankara
Sdegno, intanto, anche a San Marino, per la barbara uccisione dell'attivista Hevrin Khalaf. "Libera" chiede al Governo di condannare l'azione militare turca
In tanti – dopo il disimpegno statunitense, e l'avvio dell'offensiva di Erdogan – ritenevano probabile una richiesta d'aiuto dei curdi a Damasco. Anche perché, al netto della propaganda di guerra, le “Forze Democratiche Siriane” appaiono oggettivamente in difficoltà. Proprio oggi le Autorità di Ankara parlavano di 550 “terroristi” - così definiscono i militanti dell'SDF - “neutralizzati”. Da qui l'accordo – raggiunto nelle ultime ore, con la mediazione di Mosca – fra Damasco e le forze curdo-siriane, che avrebbero accettato di essere integrate nelle milizie filo governative; mentre l'esercito regolare andrà ad occupare le postazioni lungo la frontiera. Le truppe di Assad sarebbero state accolte con sollievo dalla popolazione locale. Il portavoce del Cremlino, dal canto suo, ha escluso che la Russia possa essere trascinata in un altro conflitto. E mentre mezzi pesanti turchi si avvicinano a Kobane, si moltiplicano notizie di atrocità compiute dal cosiddetto “Free Syrian Army”. Miliziani islamisti che costituiscono la “massa di manovra di Erdogan”, ma che in passato – nelle battaglie contro l'Esercito siriano – venivano definiti, in Occidente, “ribelli moderati”. Oggi, intanto, la morte di un altro reporter, a seguito delle ferite riportate nel raid turco contro un convoglio di giornalisti, civili e miliziani curdi. Sdegno e sgomento, infine – in tutto il Mondo, anche a San Marino -, per la barbara uccisione dell'attivista Hevrin Khalaf: segretaria del Partito Futuro siriano. Con un comunicato “Libera” chiede al Governo del Titano di “prendere una posizione di condanna” nei confronti dell'azione militare di Ankara. Espressa inoltre solidarietà al popolo curdo, “martoriato da sempre – recita la nota -, usato solo quando utile e dimenticato subito dopo”. Ricordate anche le vittorie, in passato, sull'ISIS; centinaia di affiliati del Califfato, peraltro, sarebbero già fuggiti dai campi di detenzione curdi, dopo i bombardamenti turchi.
Nel servizio l'intervista ad Alberto Negri / giornalista