Non si sono fatte attendere le dichiarazioni di sostegno da parte dei Paesi del Golfo, al principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman, all'indomani della pubblicazione del rapporto dell'intelligence americana sull'uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, avvenuta nel 2018 all'interno del Consolato saudita di Istanbul. Il documento, desecretato dal Presidente Biden dopo che Trump aveva deciso di tenerlo riservato per non compromettere i rapporti con Riad, sostiene che il giornalista sia stato ucciso da una squadra di sicari, operante con il consenso del principe.
L'Arabia Saudita ha immediatamente respinto il rapporto, bollandone le conclusioni come “abusive ed errate”, mentre Emirati Arabi, Kuwait, Bahrein, Yemen e Qatar hanno ribadito il loro supporto a Riad, condannando qualsiasi interferenza alla sovranità del regno wahabita. "Il governo ha chiaramente denunciato il crimine efferato e la sua leadership ha adottato le misure necessarie per assicurarsi che una simile tragedia non si ripeta più”, si legge nella nota rilasciata nei giorni scorsi dal Ministero degli Esteri saudita.
Il caso si era chiuso con la rimozione dei vertici dei servizi segreti e con l'arresto di otto agenti coinvolti nell'assassinio del giornalista. Sia Washington che Riad hanno comunque ribadito l'importanza della collaborazione reciproca e il Segretario di Stato americano Anthony Blinken ha affermato esplicitamente che l'obiettivo non è rompere le relazioni, ma ricalibrarle.
Gli Stati Uniti hanno quindi annunciato una serie di sanzioni e restrizioni ai visti per 76 sauditi, tra i quali non compare tuttavia il principe Bin Salman. Il rapporto è arrivato, non a caso, il giorno dopo la prima telefonata ufficiale del presidente americano all'anziano re saudita; Biden ha deciso di non confrontarsi con il principe ereditario, che di fatto governa il Paese da anni e con il quale dialogano abitualmente i capi di Stato. Secondo quanto dichiarato dalla Casa Bianca, nel corso della telefonata si è discusso anche di sicurezza e degli sforzi per interrompere la guerra in Yemen. Metà della popolazione, 16 milioni di persone - dicono gli ultimi dati dell'Onu - patisce la fame, e gli aiuti internazionali, a causa della pandemia, sono drasticamente calati: per il 2021 l'Onu prevede di raccogliere 1,7 miliardi di dollari, contro i 3,85 miliardi ritenuti necessari per sostenere la popolazione.