Oslo, fuoriuscite 80.000 tonnellate gas, nube fino in Gb
Potrebbe essere il punto di non ritorno, questo 30 settembre. A Mosca le celebrazioni per l'annessione delle aree ucraine occupate, dove si è tenuto il referendum. Che nessuno, o quasi, sia intenzionato a riconoscerlo, è in fondo un dettaglio per il Cremlino. L'obiettivo è infatti il dispiegamento in quei territori di decine di migliaia riservisti mobilitati, per stabilizzare i fronti; e soprattutto porre Kiev di fronte a un bivio: rinunciare ad ogni ulteriore piano di riconquista; oppure esporsi al rischio di una risposta non convenzionale, visto quanto prevede la dottrina militare russa sull'utilizzo delle nucleari tattiche. In discussione, oggi, al Consiglio di Sicurezza ONU, una risoluzione contro i referenda, elaborata da Stati Uniti e Albania; scontato il veto di Mosca, che nelle scorse ore aveva anche criticato la posizione di Guterres.
Le attenzioni di tutto il Mondo sono invece sul discorso di Putin, per sancire l'ingresso nella Federazione delle 4 oblast interamente o parzialmente controllate. Tutto ciò mentre le truppe ucraine spingono su Lyman: nodo strategico nel nord del Donetsk, ormai completamente accerchiato. Per il Cremlino si tratta ormai di territorio russo a tutti gli effetti; da monitorare con estrema attenzione, dunque, cosa accadrà nelle prossime ore. L'impressione è che ogni scenario sia aperto, in questa drammatica escalation. Aggravata dai catastrofici danneggiamenti ai gasdotti Nord Stream, sul fondale del Baltico. I media parlano di una enorme nuvola di gas metano su Svezia e Norvegia, a seguito delle esplosioni. Di estrema gravità, poi, l'impatto geopolitico di questa vicenda. L'intelligence russa ha dichiarato oggi di avere materiali che indicano la pista occidentale
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