GUERRA

Papa: cessi la logica dell'escalation, “si ponga ogni impegno nel dialogo e nella trattativa”

Al Cairo oggi nuovo round negoziale per la riapertura del valico di Rafah. Zelensky intanto accusa la Cina di aiutare la Russia a far fallire il vertice di pace in Svizzera

Instancabile l'impegno del Papa per la pace. Al termine dell'Angelus un appello affinché tacciano le armi. Con riferimenti sia a conflitti “dimenticati” - Sudan, Myanmar -; sia alle due guerre – in Medio Oriente e sul suolo europeo – che stanno terremotando gli equilibri globali, con rischi crescenti di scenari apocalittici. “Faccio appello alla saggezza dei governanti – ha detto Francesco - perché cessi l'escalation e si ponga ogni impegno nel dialogo e nella trattativa”.

Parole che paiono però bandite, nella crisi che sta insanguinando le pianure ucraine. Con i russi determinati a logorare fino al collasso le forze di Kiev; e un blocco NATO – dall'altra parte - che pare orientato a superare ogni residua linea rossa, incurante dei duri moniti di Mosca, i riferimenti all'arma atomica, considerati forse un bluff.

Al forum della Difesa di Singapore l'incontro di Zelensky con il Capo del Pentagono. Sul tavolo – secondo i media – il dossier F-16, e la possibilità di incrementare la profondità degli attacchi con armi americane in territorio russo. Fumo negli occhi per il Cremlino; forse una rappresaglia, allora, i massicci raid di ieri, che hanno portato a blackout di emergenza nel Paese aggredito. Da qui nuove richieste di difese antiaeree, da parte di Zelensky. Che ha poi puntato il dito contro la Cina; accusandola di aiutare la Russia a sabotare – con la sua assenza - il summit di metà giugno in Svizzera. Il quadro è ormai quello di un confronto irriducibile fra blocchi.

Qualche timido segnale di dialogo, invece, seppur indiretto, in Medio Oriente. Al Cairo oggi nuovo round del negoziato a 3, con un obiettivo limitato: la riapertura del valico di Rafah, per dare una qualche risposta alla catastrofe umanitaria in corso a Gaza. L'Egitto pare intenda chiedere agli Stati Uniti anche il preventivo ritiro di Tsahal dall'area. Difficile che Israele accetti una simile condizione. Anche alla luce delle ultime dichiarazioni del Ministro Gallant, che ha sottolineato come l'operazione nella città di confine proceda “sopra e sotto terra”. Annunciata anche la preparazione di un “governo alternativo ad Hamas” nella Striscia.

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