Politiche Francia: affermazione perentoria della destra lepenista; ma partita aperta al ballottaggio
Domenica il secondo turno, definito da un esponente del Nuovo Fronte Popolare come un “referendum pro o contro l'estrema destra”. Cartello della gauche al 28%. Netta sconfitta per Macron
Chi gioisce e chi riflette, dopo il primo riscontro delle urne; anche se per definire il quadro occorrerà attendere domenica 7 luglio. Di certo non si può più parlare di disamoramento dei francesi per la politica, visto il 66,7% di affluenza. E' come vi fosse stata la percezione di un passaggio di rilevanza storica; con la possibilità – o il rischio, a seconda dei punti di vista - del venir meno della pregiudiziale antilepenista. Il 33% abbondante di preferenze, ottenuto da Raggruppamento Nazionale e “soci”, sarebbe lì a dimostrarlo. Attento alla postura “istituzionale” l'aspirante Premier Bardella; con la più scontata delle dichiarazioni post-voto: la volontà di essere il “Primo Ministro di tutti”. Probabilmente studiata, dal giovane delfino di Marine, anche la mossa di rivolgersi ad un gruppo di giornalisti; anziché ai militanti. Ennesima tappa di una marcia di sdoganamento in corso da tempo. Non banale, del resto, l'apertura in netto rialzo – questa mattina – della Borsa di Parigi.
Dall'altra parte il grande sconfitto, Macron; che aveva giocato d'azzardo, con questa tornata. Il risultato è stata una “maggioranza presidenziale” al 20%; con il conseguente appello a quell'“unione repubblicana”, che per decenni aveva sbarrato la strada alla destra eterodossa. Senonché i vertici di quella classica di ispirazione gollista – i Republicains – lasceranno questa volta libertà di coscienza ai propri elettori: un 10% che potrebbe pesare. Novità subito colta dalla Premier italiana Meloni; a suo avviso si starebbero superando le vecchie barriere tra le forze alternative alla sinistra. Non deve stupire l'attenzione internazionale a questo appuntamento; visto anche l'esito delle Europee e l'assertività dell'Eliseo su temi nodali quali la guerra in Ucraina.
Posizioni aspramente criticate, ad esempio, da Melenchon; figura carismatica del Nuovo Fronte Popolare, che con un robusto 28% di consensi è l'altra alleanza vincitrice del primo turno. Definito dai media un sovranista di sinistra, il fondatore de La France Insoumise; eppure in vista dei ballottaggi non ha esitato: “neppure un voto andrà al Rassemblement National”. Dunque una desistenza con il blocco macroniano: la formazione che più di ogni altra rappresenta l'establishment. Decisione che potrebbe avere un qualche costo politico per il 3 volte candidato Presidente. Ma è ciò che ora unisce l'apparentemente eterogeneo cartello delle sinistre. Il socialdemocratico Glucksmann – anni luce distante dalle posizioni di Melenchon – ha definito il secondo turno “un referendum pro o contro l'estrema destra”. Domenica il verdetto; 289 deputati la soglia per la maggioranza assoluta.
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