CRISI UMANITARIA

Premier greco: rifugiati utilizzati come “pedine geopolitiche” dalla Turchia

Duro intervento di Mitsotakis contro Erdogan. Mentre si parla di nuove trattative fra UE ed Ankara sulla gestione dei migranti

Migliaia di disperati, ogni giorno, tentano di accedere in territorio europeo, scontrandosi con le guardie di frontiera elleniche. Alcuni hanno definito, quello di Erdogan, un atto di guerra non dichiarata alla Grecia, che recentemente aveva posto il veto ad una dichiarazione della NATO a supporto di Ankara. Da qui la rabbia del Presidente turco, che giovedì aveva disposto addirittura l'invio delle forze speciali per evitare i respingimenti. Il Premier greco Mitsotakis ha parlato di rifugiati utilizzati come “pedine geopolitiche” dalla Turchia. Innanzitutto per colpire un nemico storico. Una simile “bomba migratoria” potrebbe infatti mettere in ginocchio un Paese già prostrato da anni di austerità. Incandescente, allora, la situazione nelle isole greche dell'Egeo; dove già a febbraio si erano avuti scioperi di massa, per impedire la costruzione di nuovi campi di accoglienza. Le “porte aperte” di Erdogan ai migranti, hanno indotto molti cittadini – che temono un definitivo collasso economico - a presidiare le zone costiere. Il timore è anche quello di infiltrazioni islamiste; perché in questi anni molti combattenti jihadisti, insieme alle loro famiglie, erano confluiti da ogni angolo della Siria ad Idlib. E sono stati proprio i combattimenti in questa Provincia a determinare le mosse di Erdogan. Che aveva puntato il dito anche contro Bruxelles, accusata di non averlo appoggiato nell'operazione militare. Intervento, in realtà, a dir poco controverso; in violazione della sovranità territoriale siriana, e a supporto di milizie quali Tahrir al Sham: emanazione di al Qaeda. I ministri degli Esteri dell'UE hanno biasimato “l'uso della pressione migratoria a fini politici”, pur parlando dell'”accresciuto onere e i rischi migratori che la Turchia sta affrontando”. L'impressione, insomma, è che sia in atto una trattativa; e non mancano rumors su una nuova tranche di 500 milioni di euro di aiuti ad Ankara. A stemperare le tensioni anche l'accordo per un cessate il fuoco ad Idlib raggiunto a Mosca da Putin ed Erdogan. Da parte di quest'ultimo, oggi, un segnale significativo: l'ordine di fermare i barconi di immigrati che tentano di attraversare il mar Egeo.

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