Il capo del gruppo Wagner Prigozhin, infuriato, accusa il ministro della difesa Shoigu e il capo delle forze armate russe Gerasimov per la morte dei suoi uomini, lamentando una carenza di munizioni del 70%. Il 10 maggio, un giorno dopo l'anniversario della vittoria sul nazismo, lascerà Bakhmut, cedendo le posizioni ai regolari russi, per ritirarsi con i suoi mercenari nelle retrovie. Mosca intanto lancia un allarme per la centrale nucleare di Zaporizhzhia che rischia di essere allagata con conseguenze per la sicurezza se dovesse cedere la diga di Kakhovka, sotto i bombardamenti ucraini. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ribadisce intanto la minaccia di passi concreti dopo l'attacco con i droni al Cremlino aggiungendo che la pace in Ucraina non può essere raggiunta senza risolvere "il principale problema geopolitico, cioè il desiderio dell'Occidente di mantenere l'egemonia per imporre a tutti le sue volontà". Kiev afferma, nel frattempo, di aver respinto oltre 60 attacchi russi nelle ultime ore e di aver anche, per la prima volta, utilizzato il sistema statunitense Patriot abbattendo un missile balistico ipersonico russo Kynzhal.