Putin: la quasi totalità del grano esportato dall'Ucraina è andato ai Paesi UE, non a quelli poveri
Il Presidente russo evoca l'ipotesi di un cambio delle rotte, per le esportazioni di cereali. Si registra intanto una nuova offensiva delle forze di Kiev, questa volta a sud di Kharkiv
Appello accorato, quello del Papa nel corso dell'udienza generale. Francesco ha chiesto a ciascuno di essere costruttore di Pace, in una fase caratterizzata da un'aspra polarizzazione tra potenze e da un continuo proliferare di scenari di conflitto. Epicentro delle tensioni l'Ucraina, dove ogni ipotesi di dialogo è definitivamente spazzata via; i futuri equilibri – ormai è chiaro - si decideranno sul campo di battaglia, dove da giorni le forze di Kiev hanno l'iniziativa. Lo conferma l'offensiva nel settore di Kherson, che prosegue, nonostante perdite probabilmente significative.
I russi sarebbero riusciti a stabilizzare parte del fronte; ma nel lungo periodo la presenza al di là del Dnepr potrebbe rivelarsi insostenibile, visti i ripetuti strike su target militari e infrastrutture nelle retrovie, che stanno compromettendo rifornimenti e logistica. Evidente l'intento degli ucraini di cogliere un successo strategico entro l'inverno, quando la situazione potrebbe ribaltarsi a favore del Cremlino. Da qui un notevole dinamismo, testimoniato da un'avanzata in profondità nella zona meridionale di Kharkiv, che avrebbe sorpreso gli occupanti; travolta la prima linea difensiva. Sarebbero in corso aspri combattimenti nella cittadina di Balakliya: strategica per Mosca, in quanto garantisce la sicurezza delle linee di rifornimento verso il Donbass.
Obiettivo politico irrinunciabile per Putin, che nelle scorse ore – all'Eastern Economic Forum di Vladivostok – è tornato anche sulla questione del grano ucraino; sottolineando come la quasi totalità delle esportazioni sia stata fino ad ora indirizzata ai Paesi dell'UE, e non a quelli poveri. Da qui l'idea di una modifica alle rotte, da concordare con il leader turco Erdogan. Quanto invece all'ipotesi di un price cap sull'energia, il Presidente russo è stato tranchant: “non consegneremo nulla se è contrario ai nostri interessi, in questo caso economici. Né gas, né petrolio, né carbone”. Cupe le previsioni di Standard&Poor's, che considera “permanente”, nel suo scenario di base, la chiusura del Nord Stream. L'agenzia di rating stima che la bolletta energetica dell'Europa supererà i suoi livelli pre-pandemia di ben oltre mille miliardi di euro, per effetto della stretta alle esportazioni.
[Banner_Google_ADS]