Riforma giudiziaria in Israele: il Parlamento approva e infiamma la protesta

È di nuovo caos in Israele, la situazione interna è drammatica, a rischio la democrazia: il governo Netanyahu impone la prima parte della sua controversa riforma giudiziaria, rilanciando il movimento di protesta, uno dei più grandi nella storia del Paese. A Tel Aviv in migliaia marciano sulla principale autostrada bloccando il traffico: scoppiano scontri con la polizia. Proteste anche a Gerusalemme. Il via libera al provvedimento chiave della contestata riforma arriva dopo che Netanyahu aveva lasciato credere in un compromesso fino all'ultima ora. Il parlamento approva quindi le misure che tolgono ai tribunali la possibilità di vagliare la «ragionevolezza» delle decisioni del governo. La riforma, difesa dal Likūd (di destra) e dai partiti ebraici ultraortodossi e di estrema destra, mira ad aumentare il potere degli eletti rispetto a quello dei magistrati. Nelle strade esplode la rabbia. Almeno trentaquattro gli arresti. Più di 12.000 riservisti dichiarano che non faranno più volontariato nell'esercito mentre i medici lanciano uno sciopero di 24 ore. Una crisi senza precedenti, che – scrive Le Monde - assume le sembianze di una ribellione organizzata. Dura la presa di posizione della Casa Bianca, che definisce "deplorevole" l'approvazione “con una maggioranza così esigua”. “ I grandi cambiamenti in una democrazia, per durare, devono raccogliere il consenso più ampio possibile”– scrive il portavoce del presidente Biden. Le proteste cadono in un momento di forti tensioni in Cisgiordania, dove stamani sono stati uccisi tre palestinesi. Avrebbero aperto il fuoco contro i soldati israeliani ma il portavoce della Autorità nazionale palestinese accusa Israele di aver compiuto un ulteriore "crimine di guerra".

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