Risoluzione Onu per la pace, per Zelensky "un segnale potente"
La corrispondenza di Marco Liconti (LA PRESSE)
New York - A un anno dall'inizio del conflitto in Ucraina, la diplomazia mondiale si è riunita al Palazzo di Vetro di New York per condannare, a grandissima maggioranza, l'invasione voluta da Vladimir Putin. L'Assemblea generale dell'Onu, convocata per una sessione speciale di emergenza, ha approvato una Risoluzione per una pace che sia in linea con i principi della Carta delle Nazioni Unite. Ritiro delle truppe russe, rispetto della sovranità territoriale e dell'indipendenza dell'Ucraina. Questi principali contenuti del testo, co-sponsorizzato dall'Italia, che è stato approvato con 141 voti favorevoli, 7 contrari e 32 astenuti. Tra i Paesi contrari, Russia, Bielorussia, Corea del Nord e Siria. Tra gli astenuti, Cina e India.
"Un segnale potente" del sostegno della comunità internazionale all'Ucraina, ha commentato il presidente Zelensky, che ha preso parte anche al G7 virtuale convocato venerdì dal presidente americano Joe Biden, dopo il suo ritorno dalle visite a Kiev e a Varsavia. I 7 Grandi hanno ribadito il loro impegno al fianco dell'Ucraina e lanciato un monito: ci saranno gravi costi per i Paesi che aiutano la Russia. Gli Stati Uniti hanno inoltre annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev da 2 miliardi di dollari. Non ci sono i caccia F-16. "In questa fase del conflitto non sono una priorità", ha detto la Casa Bianca.
È invece emerso un diffuso scetticismo, da parte occidentale, sul piano di pace presentato dalla Cina, che mette sullo stesso piano aggressore e aggredito, anche se Zelensky si è detto pronto ad incontrare Xi Jinping. Per chiedere una pace giusta per l'Ucraina, il rispetto della sua indipendenza a integrità territoriale è intervenuto all'Onu anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che nell'incontro bilaterale con il segretario di Stato americano Blinken, ha ribadito l'impegno di Roma al fianco di Kiev. Entro l'estate, ha annunciato Tajani, ci sarà la visita a Washington della premier Giorgia Meloni.
La corrispondenza di Marco Liconti (LA PRESSE)
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