Si chiama Darya Trepova la donna, di 26 anni, accusata di aver compiuto l'attentato di domenica 2 aprile in un caffè di San Pietroburgo nel quale è rimasto ucciso il blogger Maksim Fomin, alias Vladlen Tatarsky. “Ho portato una statuetta che poi è esplosa”, ha dichiarato Trepova ma ancora non avrebbe riferito chi le avrebbe consegnato l'oggetto. In base alle informazioni circolate, dentro alla statuetta sarebbero stati nascosti 200 grammi di tnt. Oltre alla vittima, il bilancio dei feriti è salito a 32, 10 dei quali gravi.
La morte di Tatarsky apre ora una serie di scenari. 40 anni, blogger militare ultranazionalista e vicino al gruppo Wagner, è diventato noto per il suo contributo con video quotidiani dagli scenari di guerra. Una figura di primo piano nell'informazione che, a quanto si apprende, avrebbe dato anche consigli tecnici alle truppe. La sua morte segue quella di Darya Dugina, figlia di un ultranazionalista, in un attentato vicino alla capitale russa lo scorso agosto.
Per Mosca l'attacco a San Pietroburgo ha la firma dei servizi segreti ucraini. Proprio questo spiega il perché dell'”operazione militare”, sottolinea la Russia. Ma Kiev ribatte parlando di “terrorismo interno” che sarebbe diventato uno “strumento di lotta politica”. Per gli analisti americani dietro all'assassinio si nasconderebbero fratture all'interno del Cremlino. Tutto ciò in una fase di fallimenti per l'esercito russo in regioni come il Donbass.