Settimana trionfale per Joe Biden, ma imbarazzo per visita Nancy Pelosi a Taiwan
La corrispondenza da Washington di Marco Liconti (LA PRESSE)
Doveva essere una settimana trionfale per Joe Biden, quella che si è appena conclusa. Pur rimanendo isolato all'interno della Casa Bianca a causa della positività al Covid, il presidente degli Stati Uniti ha incassato una serie di successi come mai finora dall'inizio della sua Presidenza.
Innanzitutto, l'uccisione in Afghanistan del leader di Al Qaeda, Ayman Al Zawahiri, a quasi un anno dal disastroso ritiro delle forze americane dal Paese.
A seguire, il presidente ha festeggiato anche il continuo calo del prezzo della benzina, in discesa da oltre 50 giorni consecutivi. Proprio il prezzo dei carburanti era uno dei fattori che per mesi hanno fatto salire il dato dell'inflazione.
Di nuovo, nel corso della settimana, Biden ha celebrato la clamorosa vittoria politica in Kansas, stato ultraconservatore, dove gli elettori, in modo assolutamente trasversale, in un referendum hanno voluto confermare il diritto all'aborto.
Per i Democratici si tratta di un successo che fa ben sperare per le elezioni di medio termine di novembre nelle quali, dopo la decisione di giugno della Corte Suprema, proprio il tema dell'interruzione di gravidanza potrebbe mobilitare l'elettorato a favore del partito del presidente.
Al Congresso, dopo un anno di negoziati, Biden ha poi incassato un'altra importante vittoria politica, con l'accordo con i senatori democratici dissidenti che ha aperto la strada all'approvazione dell'Inflation Reduction Act, la legge che punta a ridurre l'inflazione e i costi per le famiglie americane, attraverso una serie di misure che vanno dalla Sanità, all'energia, al fisco.
Infine, il dato sull'occupazione, giunto a fine settimana, che ha fatto registrare la creazione di 528mila posti di lavoro a luglio, ben al di sopra delle attese. Un segnale, secondo l'Amministrazione, che nonostante il calo del prodotto interno lordo per due trimestri consecutivi, l'economia americana non è affatto avviata verso la recessione.
Una settimana trionfale, appunto, se non fosse per la furiosa reazione cinese alla visita della speaker della Camera Nancy Pelosi a Taiwan. Un viaggio che ha messo in imbarazzo l'Amministrazione e ha innescato una pericolosissima escalation con Pechino, che ha di fatto circondato militarmente l'isola. Dopo la guerra in Ucraina e lo scontro con la Russia, gli Stati Uniti e l'Occidente non possono permettersi anche un confronto muscolare con la superpotenza asiatica. Per questo, la Casa Bianca evita di alzare i toni e invita la Cina a non commettere tragici errori che potrebbero portare a un conflitto.
Da Washington, il corrispondente LA PRESSE Marco Liconti
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