CRISI UCRAINA

Spannaus: strategia di “guerra psicologica” da parte degli USA, per costringere Putin a mostrare le carte

Sul dossier ucraino abbiamo sentito Andrew Spannaus: fondatore di “Transatlantico.info”, giornalista della stampa estera di Milano ed esperto di geopolitica

Il giornalista americano ricorda come Putin abbia cominciato la crisi con l'idea di ottenere qualcosa diplomaticamente, ovvero qualche garanzia sul non allargamento della NATO. Definisce poi come una sorta di “guerra psicologica”, la strategia adottata dall'Amministrazione Biden insieme all'intelligence americana; con l'obiettivo di costringere il Presidente russo a “mostrare le sue carte”. Così, invece di trattare semplicemente, “hanno cominciato a suonare l'allarme” circa un'imminente invasione. E questo per mettere Putin in difficoltà; non permettendogli di raggiungere i suoi scopi. Il problema – aggiunge Spannaus - è che si è creata una situazione di grande tensione; con gli stessi ucraini che chiedono di abbassare i toni. Il giornalista osserva poi come alcune cose siano ora chiare: innanzitutto che “la NATO e gli Stati Uniti non difenderanno l'Ucraina”. E a suo avviso, da questo punto di vista, Putin “ha già vinto qualcosa: ha dimostrato che se vuole può invadere l'Ucraina, quindi una sfera d'influenza c'è”. 
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Dall'altra parte gli USA cercano di compattare la NATO; “questo ha funzionato all'inizio – rimarca Spannaus -, a lungo termine temo che le divisioni saranno un po' più evidenti”. L'analista resta scettico sull'ipotesi di un'invasione russa dell'Ucraina. Però Putin “è stato messo in una situazione un po' difficile, dove potrebbe sentirsi obbligato a fare una qualche azione per dimostrare la sua forza”. Sarebbe molto meglio per entrambe le parti – conclude Spannaus -, trovare un accordo, “che però – e questa è la parte difficile – non può essere un accordo esplicito, sulla non adesione alla NATO dell'Ucraina; ma qualcosa per abbassare le tensioni”.

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