Stoltenberg: sia consentito a Kiev di utilizzare le armi occidentali per colpire la Russia

L'intervento del Segretario NATO all'indomani delle dichiarazioni di Putin circa un'ipotetica soluzione negoziata del conflitto in Ucraina

Difficile ignorare i segnali lanciati ieri dal Cremlino; e preceduti da uno scoop della Reuters che aveva citato fonti con un accesso all'entourage presidenziale. Putin ha poi precisato di essere pronto a trattative che partano dalla “realtà che si è creata sul terreno”, e che abbiano come base la bozza discussa ad Istanbul nel marzo 2022: quando il conflitto era da poco iniziato, e pareva imminente una cessazione delle ostilità. Che sia tattica – quella del Presidente russo -, o reale disponibilità al dialogo, è oggetto di speculazioni. L'effetto è stato comunque quello di spostare la palla in campo occidentale, e il commento del Segretario generale della NATO pare aver sgombrato il campo da ogni equivoco. Stoltenberg ha infatti sollecitato i Paesi dell'Alleanza – che forniscono armi a Kiev – a porre fine al divieto di usarle per colpire obiettivi militari in territorio russo. Non solo; poche ore prima l'annuncio – da parte del Segretario di Stato americano Blinken - di nuove forniture belliche, all'Ucraina, per 275 milioni di dollari. Da qui il commento dell'Ambasciatore russo negli Stati Uniti: “Washington – ha detto Antonov - non vuole la pace in Europa. Sta facendo di tutto per prolungare il conflitto”. Dall'altra parte la reazione di Zelensky: ieri a Kharkiv, bombardata più volte negli ultimi giorni. A suo avviso le aperture di Putin avrebbero come obiettivo quello di “disturbare” il Vertice che si terrà in Svizzera a giugno. Al quale peraltro Mosca non è stata invitata; pur dovendosi in teoria parlare di una soluzione negoziata al conflitto. Nel corso del quale – secondo le autorità ucraine – la Russia avrebbe già perso, tra uccisi e feriti, oltre 500.000 soldati. Nessuna conferma indipendente; riserbo, invece, sulle perdite dei propri militari. Il dato in assoluto più sensibile in simili guerre di logoramento. Ed è proprio il gap numerico di truppe al fronte – secondo vari analisti - il problema principale, in questa fase, per il Paese aggredito. Tanto che anche Kiev – come prima Mosca – ha infine aperto all'arruolamento di detenuti su base volontaria.

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