Stretto di Hormuz al centro di tensioni fra l’Iran e gli Stati Uniti
La corrispondenza settimanale di Massimo Caviglia
L’attacco e il danneggiamento di quattro imbarcazioni commerciali, tra cui due petroliere saudite oggi nel Golfo Persico, aggrava la situazione già calda di queste ore. Il greggio era diretto negli Stati Uniti ed è impossibile non pensare alle minacce iraniane di attaccare le petroliere nel Golfo. Teheran ha avvertito più volte che avrebbe bloccato la navigazione nello Stretto di Hormuz se le esportazioni iraniane fossero state limitate. E da giorni lo Stretto, da cui passa un quarto di tutto il petrolio mondiale, è al centro di tensioni fra l’Iran e gli Stati Uniti. La Quinta Flotta della Marina americana è già sul posto per proteggere le navi commerciali nell'area. Ma gli Stati Uniti hanno deciso di trasferire anche una batteria di missili Patriot dopo che gli iraniani hanno attrezzato alcuni battelli come lanciamissili in movimento. Anche la portaerei statunitense Abraham Lincoln si sta dirigendo nel Golfo Persico, e nella base in Qatar sono arrivati i bombardieri B-52. Le sanzioni americane hanno messo in crisi l'economia iraniana, e la scorsa settimana Teheran ha avvertito che tornerà ad arricchire l'uranio se le potenze mondiali non negozieranno nuovi termini economici per l'accordo sul nucleare. Il Presidente Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti non vogliono un conflitto con l’Iran ma risponderanno ad ogni attacco e non permetteranno a Teheran di avere armi nucleari. Il Segretario di Stato americano ha inoltre sottolineato che “l’Iran è il principale responsabile della destabilizzazione nella regione”. Parole che non sembrano il solito scambio di minacce verbali, e lo sforzo militare di queste ore lo dimostra. Secondo la Cina, il disegno americano è colpire l’Iran appena riprenderà il programma nucleare. A margine del piano bellico vanno segnalate anche le indiscrezioni sul piano di pace per il Medio Oriente, pubblicate dal quotidiano Israel Hayom : 30 miliardi di dollari in investimenti per i palestinesi; un’autostrada per collegare Gaza alla Cisgiordania; un nuovo aeroporto e fabbriche in territori ceduti dall’Egitto alla Striscia; la Valle del Giordano sotto controllo israeliano; l’annessione degli insediamenti; Gerusalemme capitale per entrambi gli Stati. Ma tali indiscrezioni potrebbero non essere reali e servire solo a provocare la bocciatura preventiva del piano da parte dei palestinesi. Vedremo se almeno l’Eurovision che inizia domani, col suo messaggio di allegria e convivenza, riuscirà a distrarre per qualche giorno dai venti di guerra oppure se la riporterà in diretta Tv.