Sudan: Omar al-Bashir deposto da colpo di stato militare
Proclamato lo stato d'emergenza e il coprifuoco. Il Capo di Stato ad interim è il Ministro alla Difesa Awad Ibn Ouf.
Le Forze Armate manterranno il potere per due anni; la Costituzione è sospesa; Omar al-Bashir sarà detenuto in un “posto sicuro”. Nel drammatico messaggio alla nazione del Ministro alla Difesa – e capo di Stato ad interim - Awad Ibn Ouf, l'ufficializzazione dello stop alla parabola politica di colui che detenne il potere per ben 3 decenni. Al-Bashir divenne Presidente nell'89 in seguito ad un colpo di stato; per poi essere destituito con le stesse modalità. Corsi e ricorsi storici, in un Paese segnato dalla tragica guerra civile che sfociò nell'indipendenza del Sud Sudan, e da tempo in grave crisi economica. Le proteste, contro il rincaro dei beni di prima necessità, esplosero a dicembre; ma erano state sempre represse con durezza. Da qualche settimana – tuttavia – qualcosa era cambiato. I mezzi dell'Esercito erano rimasti nelle caserme, lasciando campo libero alle manifestazioni antigovernative. Questa mattina la svolta, con i soldati a presidiare le arterie principali di Khartoum, mentre tv e radio trasmettevano canzoni militari. Il golpe era in atto; e a stretto giro è giunto l'annuncio delle dimissioni di Bashir, l'arresto dei membri dell'Esecutivo e la liberazione di tutti i detenuti politici. Tutto ciò mentre migliaia di persone scendevano in strada a festeggiare, nonostante alcune sparatorie. Ci si interroga, a questo punto, sulla possibile reazione dei Janjaweed: le milizie filo-governative ritenute complici della pulizia etnica nel Darfur, di cui al-Bashir è accusato e, per questo, ricercato dalla Corte Penale internazionale. Ma soprattutto si attendono le prossime mosse della nuova leadership, tenuto conto del ruolo cruciale, del Sudan, nello scacchiere geopolitico africano, e non solo. L'ormai ex presidente, infatti, aveva stretti legami con Qatar, Egitto e Turchia; e godeva del supporto di Russia e Cina: quest'ultima, del resto, assorbe gran parte dell'export petrolifero del Paese. Alcuni analisti, allora, non escludono che dietro il colpo di stato vi sia semplicemente la necessità di allontanare un leader ormai impresentabile, per poi proseguire sostanzialmente sulla stessa linea. Prospettiva inaccettabile, per gli organizzatori delle proteste, che hanno esortato i contestatori a mantenere il sit-in davanti al quartier generale delle forze armate.