GUERRA IN MEDIO ORIENTE

Teheran: rischio escalation dopo l'uccisione del capo politico di Hamas da parte di Israele

Due raid israeliani che rendono il Medio Oriente una vera polveriera. Dapprima la rappresaglia contro Hezbollah: a tre giorni dall'attentato nel Golan settentrionale, le Idf colpiscono un palazzo di otto piani a Beirut: il bilancio provvisorio è di tre morti e 74 feriti. “Adotteremo tutte le misure necessarie – avverte il primo ministro libanese Mikati – per scoraggiare l'aggressione di Tel Aviv”. Qualche ora dopo, nella notte, Israele centra il suo obiettivo più importante: con un missile guidato colpisce la residenza a Teheran del capo politico di Hamas, Ismail Haniyèh, e lo uccide. È l'esponente dell'organizzazione di maggior rilievo eliminato dal 7 ottobre. Immediata la reazione dell'Iran e il rischio escalation: “Faremo pentire gli invasori terroristi della loro azione codarda”, afferma il neo presidente iraniano Pezeshkian. Dall' ayatollah Khamenei la minaccia: “Il regime sionista affronterà una dura punizione”.

A questa si aggiunge quella dei miliziani: “Ci saranno conseguenze enormi in tutta la regione”. I funerali di Haniyeh si terranno domani a Teheran, che ha dichiarato 3 giorni di lutto nazionale. Il mondo intanto si schiera: Russia, Turchia e Qatar condannano l'uccisione. Dagli Usa l'ammonimento: “Ora il cessate il fuoco è imperativo”. “La situazione preoccupa – commenta il ministro degli Esteri Tajani, che ha convocato una conferenza con gli ambasciatori italiani nell'area mediorientale –, stiamo lavorando per evitare un'escalation”. Ma Tel Aviv sembra pronta a tutto: “Non vogliamo la guerra – afferma il ministro della Difesa Gallant – ma ci prepariamo a tutte le possibilità”. L'Ue nel frattempo eroga la prima tranche, 150 milioni, di sostegno finanziario d'emergenza a breve termine all'Autorità palestinese: “Sosteniamo il suo programma – spiega la Commissione - di riforme sostanziali e credibili”.

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