Dopo i cercapersone, anche i walkie talkie. Ieri l'esplosione coordinata degli strumenti di comunicazione usati dagli esponenti di Hezbollah in Libano e Siria, con la morte di almeno 20 persone e 4mila feriti. Oggi la storia si ripete, ma con i walkie talkie, acquistati insieme ai cercapersone, assieme a un raid aereo. Per ora almeno tre morti e centinaia di feriti a Beirut e nella valle della Bekaa.
“C'è il grave rischio di una drammatica escalation e bisogna fare di tutto per evitarla”: così il segretario generale dell'Onu Guterres. L'Iran punta il dito contro Israele, definendo le operazioni un “cyberattacchi terroristici”. Anche la Turchia è convinta della regia ebraica e accusa Tel Aviv di voler allargare il conflitto in Medio Oriente: “Si tratta – dice il presidente Erdogan – di tentativi pericolosi che vanno fermati”. Nessuna reazione da parte di Israele. Gli Usa dicono di non saperne nulla. Il gruppo sciita filoiraniano promette una “vendetta unica e sanguinosa”. Secondo fonti interne all'organizzazione, sarebbe stato il Mossad a impiantare l'esplosivo all'interno di almeno 5mila dispositivi ordinati mesi fa.
La tensione sale e si attende per domani un discorso del capo di Hezbollah. Tel Aviv alza la guardia e sposta truppe da Khan Yunis, a Sud, verso il Nord della Striscia, in preparazione a un eventuale attacco libanese.