Tensione Usa-Iran: gli Stati arabi fermi contro Teheran
La corrispondenza di Elisabetta Norzi
Unione e cooperazione tra tutti gli Stati del Golfo, ferma condanna agli atti terroristici e un invito a rispettare i rapporti di buon vicinato. Sono i punti principali emersi dal Summit di emergenza convocato a La Mecca dal Re saudita Salman, per discutere quale posizione portare avanti verso l'Iran, dopo gli attacchi alle quattro navi al largo degli Emirati Arabi e ad una pipeline in Arabia Saudita, via alternativa per il trasporto di greggio allo stretto di Hormuz.
Seppur fermi verso Teheran, i leader dei Paesi del Golfo non hanno voluto alzare troppo i toni e la dichiarazione finale della Lega Araba, resa nota a chiusura dei lavori, mitiga la posizione aggressiva e belligerante portata avanti degli Stati Uniti ai quali, anzi, viene contestata la mossa di avere trasferito la propria ambasciata a Gerusalemme, di voler riconoscere la sovranità di Israele sulle alture del Golan e di avere messo a punto un piano di pace sbilanciato verso Israele.
Primo punto del documento, dunque, la condanna alle azioni delle milizie Houthi, con il lancio di razzi dallo Yemen all'Arabia Saudita e alla condotta dell'Iran che - si legge nel comunicato ufficiale - infrangendo quelli che vengono definiti "principi di buon vicinato", mina "la fiducia e minaccia la sicurezza e la stabilità della regione". Ancora, solidarietà e unità tra i Paesi Arabi per far fronte alle politiche di Tehran - per la prima volta dal 2017, data dell'embargo verso Doha, al tavolo con gli altri leader del Golfo si è seduto anche il primo ministro qatariota -, e poi la critica all'interferenza iraniana in Yemen, in Bahrein, in Siria.
Nel frattempo, gli Stati Uniti proseguono con la strategia della massima pressione, preparandosi alla guerra, ma dichiarando di voler aprire il dialogo con l'Iran per trovare nuovi accordi.
Ma, come prevedibile, il reale effetto dello scontro tra Paesi del Golfo, Stati Uniti ed Iran è stata un'altra escalation di violenze in Yemen. Se intorno al porto di Hodeida la tregua ancora regge, dopo i due missili che hanno colpito la pipeline in Arabia Saudita, la coalizione araba ha intensificato i bombardamenti, intorno alla capitale San'a e nella città di Taiz, facendo salire a 27 il numero di bambini uccisi e feriti negli ultimi giorni, come denunciato dall'Unicef. "Gli attacchi sulle infrastrutture civili devono terminare - ha dichiarato Henrietta Fore, Direttrice Generale del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia - e gli appelli per la pace devono essere ascoltati".
Elisabetta Norzi