Tensioni internazionali: restano caldi i fronti a Gaza, Taiwan e Ucraina
Si allenta la tensione a Gaza, dove continua il cessate il fuoco: fondamentale la mediazione dell'Egitto per la de-esclation. Nell'operazione “Breaking Dawn” colpiti a Gaza 170 obiettivi attribuiti alla Jihad, mentre dalla Striscia sono partiti 1.100 razzi. L'Ue accoglie con favore la tregua, ma “deplora la perdita di vite civili e chiede un'indagine tempestiva e approfondita”. Importante riaprire in valichi – si legge in una nota – per consentire l'assistenza umanitaria e il carburante, oltre ai lavoratori, di entrare e uscire da Gaza”.
Non si abbassano i toni della Cina, invece, che continua le manovre militari intorno a Taiwan, in risposta alla visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi. Rilevati 14 navi e 66 jet rilevati nei pressi dell'isola. I militari di Taipei “hanno inviando aerei, navi militari e attivato i sistemi missilistici di terra”, fanno sapere le autorità locali. “La colpa è degli Stati Uniti – spiega il portavoce del ministero della Difesa cinese Wu Qian – che devono assumersi la piena responsabilità e subire le gravi conseguenze di tutto questo”.
Sul fronte ucraino si fa preoccupante la situazione alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, seriamente danneggiata. “Sono attacchi suicidi”, avverte il segretario generale dell'Onu Guterres. Ma Ucraina e Russia si accusano reciprocamente. Kiev lancia l'allarme: “Le truppe di Putin hanno minato la centrale. Bisogna demilitarizzare l'area subito o si rischia una catastrofe”. Mosca risponde: "L'Occidente fermi i bombardamenti dell'Ucraina. Intanto, per sicurezza, abbiamo ridotto l'attività di alcuni reattori”. La paura attraversa i confini e arriva anche in Romania, dove il governo chiede ai cittadini di procurarsi pasticche di iodio in caso di eventuale disastro nucleare. Sul fronte diplomatico, sempre più distanti le istituzioni russe: “La pace si farà solo alle nostre condizioni”, fanno sapere, e il Cremlino annuncia che Putin a settembre non parteciperà alla 77esima assemblea generale dell'Onu.
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