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Tensioni nell'Indo-Pacifico: nave da guerra USA attraversa Stretto di Taiwan; allerta di Pechino

Il Giappone intanto protesta per le esercitazioni della Flotta russa del Pacifico

17 apr 2023

Dopo quanto accaduto non poteva che essere visto da Pechino come una provocazione, l'attraversamento – ieri – dello Stretto di Taiwan, da parte di un cacciatorpediniere statunitense. Da Washington il consueto refrain, circa l'impegno a mantenere “libero e aperto” l'Indo-Pacifico. Per la Repubblica Popolare l'ennesima prova, piuttosto, di come il principio dell'”Unica Cina” sia considerato ormai un guscio vuoto dalla potenza egemone. Ennesima protesta formale. Come quelle del Giappone, per le esercitazioni della Flotta russa del Pacifico intorno alle isole Curili: 4 delle quali peraltro rivendicate da Tokyo da 70 anni. Le forze di Mosca avrebbero simulato la risposta ad un ipotetico sbarco nemico. Dietro la prova muscolare la cosiddetta “sindrome da accerchiamento” russa; prossima al parossismo, nell'attuale quadro di confronto tra blocchi.

Incontrando il Ministro della Difesa Shoigu, Vladimir Putin ha ribadito l'ovvio, nel sottolineare come la priorità dell'utilizzo delle Forze Armate resti il quadrante ucraino. E mentre si combatte in ciò che resta di Bakhmut, nelle retrovie prosegue l'addestramento di nuove truppe russe, in vista della più volte annunciata controffensiva ucraina. Kiev insiste con l'Occidente sulle forniture di F-16 o F-15, per la necessaria copertura aerea. Deve accontentarsi al momento di MIG-29 di concezione sovietica. 13 quelli consegnati dalla Slovacchia; alle prese al contempo con l'impatto economico della guerra, specie sulla filiera agricola. Da qui la scelta di vietare temporaneamente le importazioni di cereali dall'Ucraina, sulla scia di Polonia e Ungheria.

Il drastico calo del prezzo di mercato del grano sta agitando migliaia di piccoli imprenditori in Europa centro-orientale. Contro guerra e NATO, invece, la nuova massiccia manifestazione antigovernativa di ieri a Praga. A testimonianza del malessere, che serpeggia in alcuni Paesi del Vecchio Continente, per un conflitto di cui non si vede la fine. Crisi ucraina al centro della ministeriale G7 degli Esteri in corso in Giappone. Focus anche sul caos sudanese; con inviti a cessare le violenze e intavolare un negoziato. Appelli cui si è unita anche la Lega Araba. Ma pure questa mattina Khartoum si è svegliata con l'odore acre degli incendi e il crepitare delle mitragliatrici. Esercito e paramilitari continuano a rimpallarsi la responsabilità dell'escalation; che avrebbe già portato ad un bilancio di quasi 100 vittime ed un migliaio di feriti. Il rischio, ora, è che da un golpe fallito – originato da lotte politiche intestine - si scivoli in uno scenario di guerra civile.





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