Tregua in Libano tra Israele e Hezbollah, ma le armi non tacciono
Nelle prime ore del mattino è entrato in vigore un cessate il fuoco di 60 giorni tra Israele e Hezbollah in Libano, dopo che entrambe le parti hanno accettato l'accordo mediato da Stati Uniti e Francia. Per il presidente Usa Biden è stato concepito per portare a "una cessazione permanente delle ostilità". Ma l'artiglieria israeliana ha già rotto il silenzio delle armi per ben due volte, secondo il Ministero dell'Informazione libanese, sparando per impedire ai civili di tornare nelle loro case nella zona di Kafr Kila, nel settore orientale della linea blu. Villaggio raso al suolo quasi del tutto.
L'Idf ha chiesto di aspettare le effettive condizioni di sicurezza, prima di rientrare nelle abitazioni, ma i primi flussi di sfollati sono già partiti, con centinaia di famiglie che tentano di rientrare nelle proprie case, anche se distrutte. Il ministro della Difesa israeliano Katz ha ordinato all'esercito di adottare misure 'forti' per impedire a quelli che definisce 'membri di Hezbollah' di entrare nei villaggi di confine, dove potrebbero ancora operare truppe israeliane. Poco prima dell'entrata in vigore della tregua, i soldati di Netanyahu sferrano il colpo più micidiale contro i miliziani: cento bombe, molte anti-bunker, polverizzano la fabbrica supersegreta di missili nel nord del Libano. Durante la pausa di 60 giorni, sia l'esercito israeliano che Hezbollah dovranno lasciare l'area meridionale del Paese, permettendo all'esercito libanese - che non è coinvolto nel conflitto - di prendere il controllo del territorio a sud del fiume Litani.
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