Sono scese subito in protesta. Migliaia di donne contro la decisione del governo di Erdogan, presa nella notte con decreto presidenziale, di uscire dalla Convenzione di Istanbul. Venne aperta alla firma nel 2011 e proprio la Turchia fu il primo Paese a ratificarla nel 2012. Il trattato del Consiglio d'Europa obbliga i governi ad una legislazione contro la violenza domestica e gli abusi quali la violenza coniugale e le mutilazioni genitali femminili. Secondo i conservatori, il provvedimento minerebbe l'unità familiare, incoraggiando il divorzio e dando spazio alla comunità Lgbt. Donne in piazza a Istanbul, in particolare a Kadikoy, roccaforte laica sulla sponda asiatica della metropoli sul Bosforo, dove si sono date appuntamento associazioni femministe, lgbt e gruppi di opposizione.
"Non potrete cancellare in una notte anni di nostre lotte. Ritira la decisione, applica la Convenzione", sono alcuni degli slogan al sit-in organizzato insieme alla piattaforma “Fermiamo i femminicidi”, che da anni monitora i casi di violenza contro le donne in Turchia: lo scorso anno, almeno 300 quelle uccise da mariti, partner e familiari, mentre altre 171 sono morte in circostanze 'sospette'.
Reazioni di condanna dalla politica italiana, in maniera trasversale; su tutte, il Ministro per la coesione territoriale Mara Carfagna, che parla di “una regressione ulteriore e forse definitiva di Ankara sul terreno dei diritti umani e civili” e nella solidarietà alle donne turche segnala “l'allarme che le politiche di Erdogan suscitano nel quadro occidentale”. Reazioni dal Consiglio d'Europa, che parla di un “enorme passo indietro” Così il Segretario Generale del COE, Marija Pejcinovic Buric che ricorda: “La Convenzione è stata firmata da 34 Stati europei ed e' considerata lo standard internazionale per la protezione delle donne dalla violenza che subiscono quotidianamente”.
La Repubblica di San Marino ha ratificato la Convenzione di Istanbul nel gennaio 2016.