Ucraina: 5 anni fa il controverso referendum sullo status della Crimea
Il 16 marzo del 2014 veniva organizzato, nel territorio della Crimea, lo pseudo-referendum sullo “status” della Penisola, che a seguito dell'inverosimile risultato venne annessa alla Russia. L'Ucraina, l'UE, il Canada e gli Stati Uniti non riconobbero la Crimea come territorio russo ed introdussero sanzioni a lungo termine. Secondo la versione ufficiale, il 90% degli aventi diritto al voto si recò alle urne, e il 97% di loro votò per congiungersi alla Russia. In realtà solo il 30% dei crimeani aderì allo pseudo-referendum. E solo la metà di loro votò per congiungersi alla Russia; ciò costituisce il 15% del totale della popolazione della Penisola. All'epoca era in corso un'occupazione della penisola ucraina ad opera di persone della Federazione Russa, di conseguenza lo svolgimento democratico di qualunque votazione era impossibile. Successivamente lo stesso Putin ammise che fu il suo esercito a garantire una elezione urgente. Oggi è chiaro che il periodo dell'occupazione venne usato dalla Russia per rafforzare la propria presenza militare in Crimea. Perciò Mosca punta a controllare l'intera regione del Mar Nero, e la cattura di navi ucraine e marinai ne è una prova. Il Presidente dell'Ucraina ha detto all'Assemblea Generale dell'ONU che la Russia ha già costruito nella Penisola infrastrutture per il dispiegamento di armi nucleari. Circa 40 unità militari sono in costante assetto di combattimento in zona. La Penisola annessa soffre per la mancanza di acqua potabile, sono state eliminate scuole ucraine e media, mentre le persone originarie del posto – i tatari di Crimea – sono costantemente sotto pressione. Secondo varie informazioni, durante i 5 anni di occupazione, al posto degli ucraini che se ne sono andati, centinaia di migliaia di cittadini russi si sono recati in Crimea, la maggior parte sono militari ed impiegati statali.
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