Ucraina: altissima tensione tra Mosca e blocco NATO sul dossier missili a lungo raggio
I leader occidentali parrebbero sul punto di prendere decisioni potenzialmente gravide di conseguenze. Cauta, al momento, l'Italia
Per risolvere la crisi in Ucraina – ha dichiarato oggi il Ministro della Difesa cinese - “i colloqui di pace e la soluzione politica sono l'unica soluzione”. Nulla di più distante dalla realtà, vista la situazione attuale. Con Londra e Washington in procinto di attraversare il Rubicone sulla questione dell'utilizzo dei missili a lunga gittata per colpire in profondità la Russia. In realtà – secondo testate quali il Guardian – la decisione sarebbe già stata presa. Quanto all'ufficializzazione si ipotizza come occasione l'Assemblea Generale ONU di questo mese. Al momento è come se si giocasse con le parole. Stando ai media Biden sarebbe “sul punto” di dare a Kiev l'ok; a patto non si utilizzino armi statunitensi. Ma è ormai chiaro a tutti come il via libera all'uso dei missili britannici Storm Shadow comporti in prospettiva lo “sdoganamento” degli americani Atacms. E' sempre avvenuto così, fino ad ora: una linea rossa infranta dopo l'altra; per saggiare la reazione di Mosca. Sempre non si raggiunga il punto di non ritorno. Il portavoce del Cremlino Peskov ha definito “inequivocabile” la dichiarazione di ieri di Putin. Che aveva equiparato l'uso dei missili a lungo raggio occidentali contro la Federazione, ad una cobelligeranza della NATO; con tutte le conseguenze del caso. E ciò in base all'assunto che bombardamenti con simili armi ad alta precisione necessitino di intelligence, dati satellitari e personale dell'Alleanza Atlantica a supporto. Ai minimi termini, visto quanto sta accadendo, i rapporti fra le cancellerie dei due blocchi. Mosca ha ritirato l'accreditamento a 6 diplomatici del Regno Unito per sospetto spionaggio. Ieri il Ministero dell'Interno aveva inoltre dichiarato come fossero ricercati i giornalisti occidentali entrati nel Kursk al seguito delle truppe ucraine. Nella lista anche i due inviati RAI. Da qui la decisione del Ministro italiano agli Esteri di convocare l'Ambasciatore russo Paramonov. Proprio Tajani, peraltro, ha ribadito oggi come Roma non autorizzi “l'uso di materiale militare italiano fuori dall'Ucraina”.
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