Di certo non una novità la nebbia di guerra sull'andamento delle operazioni. Vista anche l'attività sempre più pervasiva delle rispettive macchine della propaganda. Priva di conferme indipendenti, ad esempio, l'ultima stima di Kiev sulle perdite in battaglia dei russi: 1.210 soldati nelle ultime 24 ore; oltre 630.000 dall'inizio del conflitto. Cifre apparentemente abnormi, come se si volesse mantenere alto il morale del fronte interno; evitando peraltro sistematicamente di rendere noto il bilancio dei propri caduti. Speculare – peraltro - sul punto, l'atteggiamento dei belligeranti. Da un'analisi comparativa del flusso di news, comunque, parrebbe desumersi il rischio di una crisi operativa degli ucraini nel Donbass. Fase delicata, però, anche per il Cremlino; perché sembra già affievolirsi l'impeto del contrattacco russo nella parte occupata del Kursk. Nell'attesa si chiarisca la situazione sul campo si susseguono segnali contrastanti. Ieri Zelensky aveva parlato in rapida successione di una nuova conferenza di pace – alla quale invitare anche Mosca -; e di un “piano di vittoria” da presentare a stretto giro a Biden. Che nelle scorse ore ha ricevuto alla Casa Bianca il Premier britannico Starmer. Sul tavolo la questione dell'utilizzo di missili a lungo raggio per colpire in profondità la Russia. Al termine del faccia a faccia nessuna indicazione precisa; se non una generica dichiarazione congiunta di sostegno all'Ucraina contro l'aggressione subita. Ma l'ufficializzazione del via libera a Kiev pare comunque una semplice questione di tempo. Secondo la stampa statunitense riguarderebbe al momento armi non americane. Dunque gli Storm Shadow forniti dal Regno Unito. Stando alla retorica del Cremlino si tratterebbe comunque di un punto di non ritorno; espliciti i moniti di Putin, che ha equiparato la mossa ad una cobelligeranza della NATO, con tutte le conseguenze del caso. In questo quadro non poteva ovviamente mancare la presa di posizione dell'ex Presidente Medvedev. Sempre determinato a confermare la sua fama di super-falco; ha minacciato di ridurre Kiev ad un “gigantesco punto fuso”, anche senza l'utilizzo di armi nucleari. Ma al netto di simili dichiarazioni, e di uno scontro ormai privo di qualsiasi remora, pare resti ancora attivo qualche canale di comunicazione. Come dimostrerebbe il nuovo scambio di prigionieri – 103 per parte – avvenuto nelle ultime ore, e mediato dagli Emirati Arabi Uniti.