Nulla è scolpito nella pietra, in una guerra. Al momento favorevole di Kiev potrebbe seguire una reazione veemente della Russia. Ma a 9 mesi dall'invasione, Mosca deve già fare i conti con una sconfitta; in questo caso strategica: la fragilità mostrata dal complesso militare, porterà infatti ad un ridimensionamento geopolitico. Da qui l'assertività di attori con velleità imperiali come la Turchia; abile nel massimizzare i dividendi della mediazione nel conflitto russo-ucraino.
Paesi NATO sostanzialmente silenti, di fronte ai massicci raid in Siria ed Iraq contro i miliziani del PKK; accusato da Ankara di essere mandante dell'attentato ad Istanbul. Erdogan ha nuovamente evocato un'operazione di terra. E si sarebbe sfiorato l'incidente diplomatico, nelle scorse ore, a seguito di un raid su una base militare condivisa da curdi e americani.
Alta tensione anche nei Balcani, dove a far le spese delle difficoltà di Mosca è l'ultimo suo alleato nella Regione: la Serbia; alle prese con la “linea dura” delle autorità di Pristina sull'eterna questione delle targhe, che tocca il tema irrisolto dell'indipendenza kosovara. Dopo il fallimento della mediazione UE si è mossa una delegazione del Governo italiano: preoccupato da possibili escalation nel proprio estero vicino.
Focolai di instabilità ovunque, a causa della guerra in Ucraina. Dove nella Kherson liberata si improvvisano concerti per dimenticare la prospettiva di un inverno al gelo. Ma è l'intero Paese ad essere in ginocchio, dopo gli strike russi. L'arrivo del freddo “mette a rischio la vita di milioni di persone”, avverte l'OMS. Conflitto senza più compromessi; lo dimostrano anche i recenti cannoneggiamenti sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Kiev insiste sulla tesi dell'”autobombardamento” russo.
Già debole di suo, da un punto di vista logico; e ribadita peraltro a pochi giorni dalla vicenda del missile caduto in Polonia, quando sia Washington sia Varsavia avevano smentito la versione inizialmente fornita dalle autorità ucraine. Che possono comunque contare sul robusto appoggio finanziario dell'UE. La Commissione sta erogando altri due miliardi e mezzo di euro, ha sottolineato von der Leyen. In programma 18 miliardi per il 2023. Nell'attuale quadro di crisi, però, la risposta russa può far male. Annunciata una riduzione, da lunedì, dei flussi di gas attraverso l'Ucraina: ultima rotta verso l'Europa occidentale. Gazprom accusa Kiev di essersi impossessata di metano destinato alla Moldova. Ma con l'avvio della stagione termica pare chiaro il “messaggio” ai Paesi dell'Unione; impegnati in una difficile trattativa sul tema del price cap.