Ucraina: forze di Kiev in estrema difficoltà nel Donbass. L'Occidente rompe gli indugi sulle forniture militari
In arrivo, dal Regno Unito, carri armati Challenger 2; cui potrebbero aggiungersi a breve i Leopard tedeschi. Intanto si stringe il cerchio intorno a Bakhmut
La Turchia si è detta oggi pronta a spingere per “cessate il fuoco locali”. Ennesima iniziativa, di Erdogan, per ribadire la propria centralità nelle convulse dinamiche della crisi Ucraina. Ma a questo punto pare inevitabile sia il campo di battaglia a determinare termini e tempistiche di un eventuale tavolo negoziale. Che comunque non si vede all'orizzonte; specie se si considera l'attuale postura del blocco occidentale. L'obiettivo, anche nella narrazione di alcuni leader, pare non limitarsi più alla difesa di Kiev dall'aggressione russa, in vista di una pace giusta. Una sorta di all-in, piuttosto; senza curarsi troppo dei rischi di un coinvolgimento diretto. Passo decisivo, la fornitura di carri armati avanzati. Londra conferma la propria assertività, annunciando la consegna dei propri Challenger 2. Cui potrebbero aggiungersi a breve i Leopard tedeschi; le resistenze di Berlino paiono infatti destinate ad essere vinte da potenti pressioni. In primis dal Paese capofila del fronte dell'intransigenza, la Polonia; ma non è da escludersi siano giunte anche richieste da oltreoceano. Notizie insistenti di imminenti dimissioni, da parte del Ministro della Difesa Christine Lambrecht.
Grande fermento, insomma, in seno alla NATO. Da valutare, però, l'impatto di questi sistemi d'arma sulle dinamiche del conflitto. Un'eterogeneità che potrebbe mettere in crisi la catena logistica; e sarà comunque necessario tempo per addestrare le truppe ucraine. Il problema è che l'aiuto servirebbe ora; sempre più a rischio la tenuta della seconda linea difensiva nel Donbass. E la volontà di non cedere terreno all'invasore – giustificata da ovvi motivi simbolici e politici -, potrebbe costare carissima a Kiev. Al netto della guerra di comunicazione pare segnata la sorte di Soledar. Di conseguenza si stringe il cerchio intorno a Bakhmut, con le truppe russe decise a recidere i canali di approvvigionamento della roccaforte. Una sua eventuale caduta non avrà un impatto strategico sulla guerra, è stato detto da Washington. E ciò, indirettamente, fa capire quale sia la reale situazione in questo settore. Dove le perdite sarebbero spaventose; da ambo le parti. Ma il rapporto numerico gioca ora a favore del Cremlino, grazie alla mobilitazione dei riservisti. A completare il quadro una nuova ondata di strike sulle infrastrutture critiche ucraine. Esplosioni nella Capitale. Colpito un condominio a Dnipro. Il Governatore segnala almeno 5 vittime. “Il Mondo - ha tuonato oggi Zelensky - deve fermare il male”.
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