Ucraina: il gruppo di contatto “frena” sull'invio di jet a Kiev. Situazione critica a Bakhmut
A Bruxelles il vertice del “formato Ramstein”. Smentite, intanto, da Mosca, le denunce di un presunto piano russo per attuare un colpo di stato in Moldavia
Sostegno a Kiev “per tutto il tempo necessario”. E' il consueto refrain, ribadito anche oggi nell'incontro a Bruxelles del “formato Ramstein”. Attenzione piuttosto ai movimenti sottotraccia della potenza egemone. In genere non casuali le indiscrezioni fatte filtrare da alti funzionari, sotto stretto anonimato. Stando alle rivelazioni del Washington Post, l'Amministrazione Biden starebbe ribadendo ai vertici ucraini che il supporto americano non sarà infinito; anche alla luce dei mutati equilibri nel Congresso. Chiaro il messaggio a Kiev: il nuovo pacchetto di aiuti dovrà incidere sul corso della guerra; una sorta di ultima chance. Da qui un'indicazione: prepararsi per una controffensiva decisiva in primavera e lasciare Bakhmut, ritenuta di scarsa rilevanza.
Realismo che pare collidere, però, con l'imperativo - più volte ribadito dai decisori ucraini - di non cedere neppure un centimetro di territorio. Esigenza comprensibile; ma che potrebbe costare cara ai difensori della città, perché il cerchio si stringe. I russi paiono non aver fretta; convinti che una simile guerra d'attrito giochi a loro favore. E suona come una indiretta conferma di una situazione critica, quanto riferito da Washington. L'eventuale caduta della città – è stato detto – non avrà un impatto strategico. Fase estremamente delicata, insomma; e posizioni forse non univoche al vertice del gruppo di contatto. Ad esempio sul dossier Leopard 2; la coalizione internazionale si muove lentamente, ha rivelato il ministro tedesco della Difesa. Situazione paradossale, visto il precedente pressing su Berlino.
Autentica frenata, invece, sulle forniture di jet militari. Sulla questione “non ho annunci”, ha detto il Segretario della Difesa americano; “siamo concentrati a consegnare le capacità già promesse all'Ucraina”. Smentite poi le voci di ammassamenti di forze aeree russe al confine. Da Austin anche un rapido riferimento al devastante terremoto del 6 febbraio. Secondo l'OMS il “peggior disastro naturale nella regione europea” da un secolo a questa parte. Agghiacciante il bilancio delle vittime, in continuo aggiornamento. Erdogan ha parlato di 8.000 persone salvate sotto le macerie. Sempre frammentarie, invece, le informazioni dalla Siria; dove l'embargo occidentale complica la macchina dei soccorsi.
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