Ucraina: in corso, secondo l'intelligence britannica, un “ritiro sistematico” degli ucraini da Bakhmut

Speranze, intanto, nello Yemen: raggiunto un accordo preliminare per una tregua. Baricentrico ormai il ruolo di Pechino nel quadrante mediorientale

Sembra essere la Cina, in questa fase, a dettare i ritmi dell'agenda internazionale. Con un'assertività sorprendente, come dimostrato dalla più improbabile delle mediazioni, eppure andata a buon fine: quella fra gli ormai ex arcinemici Iran e Arabia Saudita. A cascata svolte epocali in Medio Oriente; la più recente – grazie anche ai buoni uffici di Oman e ONU - è l'accordo preliminare per una tregua tra le fazioni in conflitto nello Yemen.

Già iniziati gli scambi di prigionieri; Paese che potrebbe ritrovare una parvenza di stabilità dopo anni di guerra civile, fomentata anche dall'esterno. Così la Siria; inatteso, nella sua rapidità, il processo di normalizzazione dei rapporti tra Damasco e vari Paesi arabi. Apparentemente sempre più distanti, gli Stati Uniti, da questo quadrante; a fronte del ruolo baricentrico di Pechino. Dove si susseguono incontri fra i leader. Come quello tra Xi e Lula, con la firma di 15 accordi bilaterali. “Vogliamo elevare il livello dell'alleanza strategica” - ha detto il Presidente brasiliano - ed “equilibrare la geopolitica mondiale”. Palesi i riferimenti alla posizione tuttora egemonica di Washington; che ha in Taiwan, uno dei perni del proprio dispositivo di contenimento della Repubblica Popolare.

Frizioni potenzialmente molto pericolose, intorno all'isola. Da qui le recenti dichiarazioni di Macron sulla necessità di una “autonomia strategica” per l'UE. Non così politicamente dirompenti le esternazioni del Ministro degli Esteri tedesco. Annalena Baerbock - pure lei, oggi, in visita nella Capitale cinese - si è limitata a definire “uno scenario di orrore” un'eventuale escalation militare nello Stretto di Taiwan.

Già una tragica realtà, invece, la guerra in Ucraina. Berlino esorta ancora Pechino ad esercitare la propria influenza, sui russi, per cessare le ostilità. La Cina non venderà armi ad alcuna delle parti coinvolte, ha commentato il Ministro Qin Gang. L'unica via d'uscita per risolvere la crisi – è stato aggiunto - è “promuovere colloqui di pace”. Continua a sottolineare invece la necessità di una “vittoria militare”, Zelensky. C'è chi ritiene che i cosiddetti “Pentagon leaks” possano tuttavia incidere sulla pianificazione dell'annunciata controffensiva; sempre che non si tratti di una sofisticata “psyop” ai danni di Mosca. Tutto ciò mentre sembra avvicinarsi l'epilogo della battaglia per Bakhmut. E' la stessa Intelligence britannica ad osservare come le forze ucraine si stiano “sistematicamente ritirando dalle posizioni” che occupavano in precedenza nei quartieri occidentali.

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