Ha scatenato una ridda di speculazioni, la comparsa sui social di presunti file statunitensi classificati. Documenti reali, seppur parzialmente manipolati; disinformazione russa; oppure una sofisticata “psyop”, per confondere proprio Mosca in una fase cruciale del conflitto. Tutto possibile, dietro la fuga di notizie. Indicativo però il tentativo di cancellare dal web ogni traccia dei “leak”; contenenti peraltro dettagli imbarazzanti, sull'operato dell'intelligence. Non solo; da un'analisi del Washington Post, sui documenti riguardanti l'annunciata controffensiva ucraina, emergerebbe una previsione di modesti guadagni territoriali, a fronte di alte perdite di soldati. E ciò potrebbe incidere politicamente, ridando forza a chi invoca una soluzione negoziata.
Nessun cambiamento dei piani, assicura dal canto suo Kiev; che tramite il Ministro Reznikov rilancia, paventando nuovi attacchi alla flotta russa del Mar Nero. Eventualità, peraltro, che porterebbe di fatto alla fine dell'accordo sul grano: unico risultato diplomatico fino ad ora; al netto degli scambi di prigionieri. Apparentemente svanita la speranza di una tregua per la Pasqua ortodossa. La realtà è l'inferno di Bakhmut; dove prosegue la lenta e sanguinosa avanzata russa. Sempre più circoscritte le aree controllate dai difensori. Stallo sugli altri fronti; in attesa di condizioni favorevoli ad azioni manovrate. Non è ancora “il momento delle trattative” - aveva riconosciuto giorni fa Macron -; “anche se le prepariamo”.
Ma per il Cremlino Parigi è troppo “coinvolta” nel conflitto. Lavrov ha nuovamente parlato di “Occidente collettivo”. Senonché le recenti dichiarazioni del Presidente francese, paiono distaccarsi dal rigido schema del confronto tra blocchi. Dopo i colloqui con Xi ha insistito sulla “autonomia strategica” dell'UE; con riferimento in particolare al dossier Taiwan, nella convinzione che un'accelerazione della crisi non sia nell'interesse del Vecchio Continente. Pochi dubbi sia invece priorità strategica di Washington, il contenimento di Pechino. Al via oggi le più grandi esercitazioni militari congiunte di sempre tra Stati Uniti e Filippine. Fanno seguito alla 3 giorni di manovre della Repubblica Popolare nello Stretto di Taiwan. Prove tecniche di blocco marittimo, dopo l'incontro fra la Presidente di Taipei e lo Speaker americano della Camera: vissuto dalle autorità cinesi come l'ennesima sfida alla propria sovranità. Segnalati nelle scorse ore nuovi jet e navi da guerra intorno all'isola.