Dopo il sostanziale nulla di fatto di Sochi, nuove esternazioni di Erdogan sul possibile rilancio dell'accordo sul grano. Ieri Putin non si era mosso di un millimetro. Ci ha pensato allora il Presidente turco a rendere note le condizioni del Cremlino: una riguarda il collegamento della Banca russa dell'Agricoltura al sistema Swift, l'altra l'assicurazione per le navi. Per il resto Erdogan – interessato probabilmente ai dividendi geopolitici della mediazione - ostenta ottimismo. Poco compatibile, però, con i ripetuti raid russi sui porti alla foce del Danubio. Dall'altra parte segnalato l'abbattimento di altri droni kamikaze in volo verso Mosca. Attacchi che a stento fanno notizia; tanto sono intensi – in questa fase - i combattimenti nella regione di Zaporizhzhia. In questo caso l'utilizzo dei droni ha una duplice valenza tattica. Non solo la distruzione di obiettivi militari, anche una capillare ricognizione; che annulla l'effetto sorpresa, rendendo gravoso il costo umano di ogni mossa. Kiev rivendica lo sfondamento della prima linea fortificata russa e nuovi guadagni territoriali. Controffensiva anche sul piano della comunicazione; con una nuova visita al fronte di Zelensky nel settore di Bakhmut, e dichiarazioni infuocate, del Ministro Kuleba, contro chi giudica troppo lenti gli avanzamenti. Le forze ucraine – ha replicato Mosca - “non hanno raggiunto i loro obiettivi in nessun settore”. Shoigu ha anche parlato di 66.000 soldati persi dall'Ucraina negli ultimi 3 mesi. Inevitabilmente inquinate dalla propaganda, però, le rispettive stime dei caduti nemici. Il dato forse più sensibile in una simile guerra di logoramento; che consuma truppe ed arsenali. La Casa Bianca aveva paventato giorni fa un possibile accordo sulle armi fra russi e nordcoreani. Visti i relativi costi politici, se davvero fosse così si tratterebbe di un segnale di difficoltà per Mosca. Non confermate, tuttavia, dal Cremlino, le indiscrezioni dei media americani circa un prossimo incontro fra Putin e Kim Jong-un. Si parla intanto con insistenza della distruzione del primo dei 14 carri pesanti Challenger forniti da Londra a Kiev; notizia rilanciata con prevedibile enfasi dalle agenzie russe.