Irrealistica, nel breve termine, qualsiasi ipotesi di negoziato. Fluida, infatti, la situazione sul campo; con le forze russe decise a prendersi una rivincita nelle gelide pianure del Donbass. Un “tritacarne”, così è stato definito il fronte di Bakhmut; dove si combatte in aree urbane, probabilmente con perdite abnormi da ambo le parti. Alta, del resto, la posta in palio; perché l'eventuale caduta della città potrebbe innescare un effetto domino, e ridare slancio all'avanzata russa verso i confini amministrativi del Donetsk. Secondo alcuni solo a quel punto Mosca sarebbe davvero disponibile ad avviare un dialogo. Da qui la posizione ribadita anche oggi dal Ministero degli Esteri; ovvero l'apertura ad una soluzione della crisi, basata tuttavia su proposte che tengano conto “delle nuove realtà e degli interessi russi”. Così ha dichiarato la portavoce Zakharova.
Che ha poi tuonato contro Washington, accusata di essere coinvolta direttamente in una serie di attacchi ucraini contro la Federazione. Da tempo la narrazione del Cremlino insiste sulla tesi della guerra per procura. Nei giorni scorsi un intervento di Angela Merkel – passato piuttosto sotto traccia -, aveva suscitato invece reazioni indignate in Russia. Ad avviso della ex Cancelliera, infatti, gli Accordi di Minsk furono un modo per “dare tempo” a Kiev di prepararsi ad un eventuale scontro armato. A stimolare l'ancestrale “sindrome da accerchiamento” russa, anche le recenti rivelazioni di un generale britannico; che ha parlato di operazioni sotto copertura, in Ucraina, di commandos di sua maestà. E' l'intero blocco occidentale, insomma, ad essere percepito come nemico irriducibile dal Cremlino. Che riapre invece alla Santa Sede.
Zakharova sostiene infatti come Mosca abbia ricevuto una dichiarazione di scuse, dalla Segreteria di Stato del Vaticano, per quanto detto dal Papa nei giorni scorsi a proposito della crudeltà dei soldati ceceni e buriati. Confermano intanto la propria netta scelta di campo le Istituzioni UE. Al Consiglio Europeo iniziato oggi l'intervento di Zelensky, che stando a quanto si apprende avrebbe illustrato il piano di pace già presentato al G20 di Bali, e rispedito al mittente da Mosca. L'Unione è pronta a sostenere l'iniziativa dell'Ucraina, ha dichiarato Charles Michel; che ha ribadito l'appoggio a Kiev con la formula di prammatica: “fino a quando sarà necessario”. Quanto al nono pacchetto di sanzioni contro Mosca ha ammesso come vi siano preoccupazioni, non solo da parte dell'Ungheria; ma si è detto fiducioso si possa trovare un accordo.