Ucraina: Papa conferma impegno a mediare per la pace, ma scoppia “caso diplomatico” con Mosca

Stigmatizzate, dal Ministero agli Esteri russo, alcune parole pronunciate da Francesco in un'intervista. Nel Donbass, intanto, scenari che ricordano le pagine più tragiche della Prima Guerra Mondiale

Con il ritiro russo da Kherson parevano esserci le condizioni per l'apertura di una finestra negoziale. Così non è stato, almeno per ciò che è dato sapere. Il disimpegno dalla testa di ponte sembra piuttosto aver indotto i decisori di Kiev a premere sull'acceleratore; con prese di posizione perentorie, a dispetto dei messaggi – più o meno espliciti - provenienti da oltreoceano. Senza esito, dunque, l'apparente disponibilità a trattare di Mosca; a risentirne anche i possibili canali di dialogo con Washington. Inquieta – allora - il rinvio unilaterale dei colloqui della commissione congiunta sul trattato New Start, per la riduzione degli arsenali nucleari. L'incontro era programmato per domani al Cairo; e pur non avendo un impatto diretto sulla crisi, era comunque considerato – dai più - un segnale d'apertura.

Fanno riflettere anche le parole dell'Ambasciatrice statunitense presso la NATO, che in vista della ministeriale di Bucarest ha giudicato “improbabili”, al momento, eventuali trattative; ribadendo la politica delle “porte aperte” nei confronti di Ucraina e Georgia. A fronte di questo irrigidimenti si conferma invece instancabile, la ricerca di una mediazione da parte del Papa. “Se viaggio - ha dichiarato in un'intervista - vado a Mosca e a Kiev; non solo in un posto”. E ciò al netto della condanna dell'aggressore. “Non è necessario che metta nome e cognome”, ha detto infatti Francesco; che avrebbe poi affermato come “in genere i più crudeli” siano “forse quelli che sono della Russia” ma non “della tradizione russa, come i Ceceni, i Buriati e così via”. Dura la replica di Mosca; la portavoce del Ministero degli Esteri ha definito queste parole “una perversione della realtà”. Un caso diplomatico, insomma; complicato anche dall'arresto di due sacerdoti cattolici che prestavano servizio a Berdyansk, accusati dalle milizie russe di “aver preparato un atto terroristico”. A riferirlo la fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre”; il vescovo dell'Esarcato di Donetsk, ha definito la detenzione “infondata e illegale”. Il Pontefice, peraltro, aveva anche parlato di una risposta “molto positiva” della Russia all'opera di mediazione della Santa Sede per la liberazione di prigionieri. Unica fiammella di umanità, ormai, in un conflitto senza più compromessi.

Nel Donbass combattimenti selvaggi, specie alla periferia di Bakhmut; dove contractor della Wagner, e miliziani separatisti, tentano di avanzare in zone pesantemente fortificate. Fonti filo-russe parlano oggi della conquista di un paio di piccoli insediamenti a sud della città. Equilibri di nuovo in bilico, da un punto di vista tattico. Di valenza strategica, invece, gli strike di Mosca sulle infrastrutture energetiche. Zelensky paventa il rischio di nuovi attacchi, tentando al contempo di far leva sul patriottismo dei civili, che dovranno fronteggiare un inverno da incubo. Programmate da questa mattina interruzioni di corrente di emergenza in tutta l'Ucraina.

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